domenica 3 giugno 2018

I capricci di Kagame: un fiume di dollari dal Ruanda all’Arsenal

Ha senso che uno dei Paesi più poveri del mondo sponsorizzi una delle squadre di calcio più ricche del mondo? È quello che, da giorni, si chiedono in Ruanda. Il presidente Paul Kagame ha deciso di far sponsorizzare, da agosto, con il logo «Visit Rwanda», la squadra londinese dell’Arsenal: 40 milioni di dollari in tre anni, dice il Mail on Sunday (il governo ruandese non ha voluto rivelare la cifra precisa). A molti è parsa una cosa da Robin Hood all’incontrario, che toglie ai poveri per dare ai ricchi. Ha un bel dire, il governo, che l’operazione aiuterà il turismo ruandese, che di milioni di dollari ne vale già oltre 400 l’anno. Molti contestano anche che Kagame, guarda caso tifosissimo dell’Arsenal, abbia deciso senza consultare nessuno, né contemplare eventuali alternative. Del resto, a lui piace vincere facile: nominato presidente dal Parlamento nel 2000, eletto nel 2003 e 2010, è stato rieletto nell’agosto 2017 con il 98,8% dei voti (chiedere lumi a chi ha provato a scendere in campo contro di lui), non prima di aver vinto, con analoga percentuale, il referendum costituzionale che gli consentiva un terzo mandato settennale.
Pensare che, già nel 2012, sosteneva che Arsène Wenger fosse rimasto troppo a lungo sulla panchina dell’Arsenal (ha lasciato quest’anno, dopo 22 anni da mister). C’è anche chi teme che per la sponsorizzazione siano state usate donazioni straniere destinate allo sviluppo del Paese africano (la ministra britannica per l’Africa, Harriett Baldwin, interpellata da Jeune Afrique, ha però smentito). Il sito The Rwandan attacca: «L’immagine dell’Arsenal sarà ora associata con un regime assassino, mentre il governo del Ruanda dovrà affrontare un esame più scrupoloso sul proprio terribile comportamento in materia di diritti umani». Peraltro, Filip Reyntjens, docente di diritto all’Università di Anversa, segnala che qualche tifoso dell’Arsenal si è lamentato online «non per il curriculum del Ruanda in materia di democrazia e diritti umani, ma per il disegno del logo sulla manica». da https://www.corriere.i

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