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lunedì 24 gennaio 2022

HISTORY - 1998. Quando l'Arsenal voleva comprare Wembley..

Tutto vero, fortuna che poi non si è realizzato, l'Arsenal ha giocato solo 6 partite di Champions League nelle stagioni 1998/99 & 1999/2000 con poca fortuna. Poi l'interesse della proprietà dei Gunners andarono verso Ashburton Grove, meno male. Sotto l'articolo del marzo 1998 de "La Stampa".
Fine di un mito: Wembley, tempio del calcio inglese, potrebbe essere venduto all'Arsenal. Il club londinese ha presentato un'offerta formale di quasi 350 miliardi di lire per l'acquisto dello stadio alla Wembley Pie, società proprietaria dell'impianto. La notizia ha scosso tutto il calcio britannico perché viene nel momento meno opportuno. Il governo inglese è da tempo pronto a versare 700 miliardi di lire per demolire l'impianto attuale (resterebbero soltanto le due celebri torri) e costruirne uno nuovo che diventerebbe ufficialmente lo stadio nazionale. 
Il nuovo megastadio è destinato a essere la punta di diamante della candidatura inglese ai Mondiali del 2006. Ma la Wembley Pie tergiversa, perché uno stadio costruito con soldi dello Stato non può per legge essere usato a scopo di lucro. Quindi, oltre alla gloria di essere «stadio nazionale», l'offerta dello Stato offre ben poco. Lo stesso Havelange, presidente della Fifa, ha dichiarato ieri che «Wembley è l'elemento più importante della candidatura inglese», e un portavoce federale ha aggiunto: «Senza Wembley sfumerebbe la Coppa». L'alternativa per la Football Association sarebbe costruire uno stadio altrove (si parla di un sito vicino al Millennium Dome, cupolone costruito per celebrare il millennio): ipotesi costosa e senza il fascino delle due torri. Da parte sua l'Arsenal ha dichiarato di non avere scelta. Più volte i Gunners hanno chiesto il permesso di ampliare lo stadio di Highbury, ma le autorità lo negano. Tanto più che Highbury, monumento nazionale, non può essere demolito. (da "La Stampa" del 13 marzo 1998)

giovedì 4 aprile 2013

La nuova vita del primo stadio dell'Arsenal Un residence di lusso sostituisce il campo.

Un parcheggio sotto un vecchio stadio? A Londra ci si è riusciti in tre anni. A Roma il tentativo è fallito tra intrecci burocratici e dispute legali. Nel quartiere Testaccio, dove giocò la gloriosa Roma degli anni Trenta, il progetto prevedeva 265 posti auto coperti da un campo da calcio e due da calcetto per la piccola società sportiva As Testaccio. Anche a Londra hanno costruito un parcheggio sotto un vecchio e glorioso campo di calcio. Ma la differenza non la fanno solo i tempi di realizzazione. Qui il parcheggio è solo una parte di un progetto di recupero molto più ampio. Nel 2006 l'Arsenal, la gloriosa squadra di calcio londinese, ha abbandonato il campo dove giocava dal 1913 per trasferirsi a poche centinaia di metri. La nuova casa si chiama Emirates Stadium. Una struttura moderna e multifunzionale da sessantamila posti. E così l'Highbury Stadium si è trasformato in Highbury Square.Quello che era uno stadio da 38000 posti ora è un complesso residenziale da 650 appartamenti e attici di lusso, tra i quali 70 a prezzo calmierato. C'è il portiere 24 ore su 24, il centro fitness e - appunto - il parcheggio sotterraneo. Tutto è stato realizzato seguendo un principio: modificare il meno possibile la struttura originaria. Al posto delle gradinate - che sono state parzialmente demolite e ricostruite - ora ci sono gli appartamenti. Il campo di gioco, che per anni è stato il palco sul quale si sono esibiti Tony Adams, Dennis Bergkamp, Thierry Henry e Patrick Vieira è stato "porzionato" in tanti piccoli giardini condominiali. Il rettangolo verde è rimasto al centro del progetto, perché tutti gli appartamenti hanno almeno una vetrata che guarda i giardini. Ad Highbury molto è stato fatto per conservare la memoria. Le facciate delle storiche tribune East Stand e del West Stand - in art déco - sono state conservate così com'erano. Gli stanzini delle biglietterie sono stati tirati a lucido e restituiti com'erano. È rimasto intatto anche il tunnel di ingresso al campo. Tempo di realizzazione: poco più di tre anni. I Gunners hanno giocato l'ultima partita ad Highbury nel maggio 2006 (Arsenal-Wigan 4-2, con tripletta dell'attaccante francese Henry); il 24 settembre 2009 Highbury Square è stata ufficialmente completata. Il progetto potrebbe non piacere ai puristi. In fondo, un glorioso stadio di calcio è stato trasformato in uno spazio privato, destinato ai pochi e facoltosi inquilini del complesso. In questo modo, però, è sopravvissuto un pezzo di storia della città - noto anche a chi non segue il campionato inglese grazie aFebbre a 90°, il libro nel quale Nick Hornby ha raccontato la sua vita da tifoso dei Gunners - conservando una struttura molto simile all'originale e rispettando la memoria di ciò che è stato per quasi un secolo. Perché - anche se il museo del club si trova al nuovo Emirates - Highbury rimane un patrimonio della storia del calcio: in questo stadio non ha dato spettacolo solo l'Arsenal di Arséne Wenger, ma anche quello di Herbert Chapman, coach dal 1925 al 1934 e inventore del "Sistema", il modulo tattico con tre difensori in linea, due mediani, due mezzeali e tre punte. Il papà del modernissimo 3-4-3. Mentre a Londra l'Arsenal di Chapman vinceva due campionati e una coppa d'Inghilterra con uno schieramento che avrebbe fatto scuola in tutta Europa, la mitica Roma di campo Testaccio spaventava gli squadroni del nord. E proprio un testaccino doc, il romanissimo Attilio Ferraris IV, fu uno degli "eroi di Highbury". La celebre partita di calcio tra i maestri inglesi - che il calcio lo hanno inventato - e gli azzurri campioni del mondo di Vittorio Pozzo, che in dieci uomini e in svantaggio di tre gol sfiorarono l'impresa arrivando fino al 3-2. Meritandosi gli applausi del pubblico londinese.  Per battere gli inglesi nella loro tana bisognerà aspettare il 1973, quando l'Italia vinse a Wembley con un gol di Fabio Capello. Calciatore, e poi allenatore, che i tifosi romanisti conoscono molto bene.

domenica 19 giugno 2011

Quel minuto che fece la storia..


A volte mi sono fatto (ovviamente da solo…chi vuoi che mi faccia una domanda simile fra amici e parenti?) a bruciapelo questa domanda: quali sono i tre momenti che ti hanno fatto innamorare del calcio inglese? Come per una storia d’amore, ricordare i brividi e le emozioni degli inizi è un tributo alla nostalgia che ogni tanto bisogna pagare…e ogni volta, prima di rispondere, parto per un viaggio nella memoria, fra momenti ‘vissuti’ e altri solo ‘tramandati’ da libri, video, programmi…la ‘classifica’ finale risente degli umori del momento, ma la hit che non manca mai è ‘quel’ minuto di Anfield Road, quando l’Arsenal conquistò il titolo all’ultimo respiro dell’ultima partita di campionato, strappandolo dal petto dei Reds che già lo celebravano cullati dalla Kop e dal suo ‘You’ll never walk alone’ da brividi…me lo ricordo bene quel dolcissimo pomeriggio di tarda primavera, con la scuola ormai agli sgoccioli e le ore divise fra lunghe maratone di sport in tv e interminabili partite di calcio o tennis…quel 26 maggio 1989, però, non c’erano stati svaghi…il perché lo capivo solo io, ma fra l’incredulità dei miei amici mi chiamai fuori perché ‘c’era la partita’…’ma quale partita?’, chiedevano increduli…era venerdì, quindi niente serie A né coppe europee…alzata di spalle, sorriso di ‘compassione’ e poi via a riprendere il ‘calcio giocato’…più o meno la stessa sospettosa diffidenza con cui i miei mi vedevano armeggiare con l’antenna TV per essere sicuro di sintonizzare in maniera decente TMC…eppure era dal 1952 che un titolo inglese non si assegnava nello scontro diretto all’ultima giornata (allora l’Arsenal ne prese sei (a uno) dallo United, un precedente non proprio incoraggiante per i Gunners)…ma la ‘relatività’ l’avrei metabolizzata solo anni dopo, in quel momento la loro indifferenza mi sembrava folle almeno quanto a loro la mia tensione…una tensione che sul piano calcistico trovo peraltro assolutamente giustificata ancora oggi…si arrivava da una stagione straordinaria in tutti i sensi…la mia Inter aveva appena vinto lo ‘scudetto dei record’ (ahimè anche l’ultimo da allora…), un mese prima c’era stato Hillsborough…momenti ugualmente indimenticabili, per ragioni opposte, che sembravano trovare la loro composizione nell’ultimo atto che si andava preparando ad Anfield Road…tardi, rispetto al calendario inglese, proprio a causa dello stop decretato per onorare le vittime dell’assurda tragedia di Sheffield e cercare di capire ancora una volta come si possa morire per una partita di calcio…nel frattempo il Liverpool aveva onorato a modo suo la memoria dei suoi tifosi, vincendo la FA Cup a spese dell’Everton e continuando l’incredibile striscia positiva di 23 partite senza sconfitta (20 vittorie e 3 pareggi) a partire da Capodanno…una forma che aveva permesso ai Reds di rimontare ben 14 punti di distacco nel giro di tre mesi e prendersi la testa della classifica…a questo punto, dopo aver demolito per 5-1 il West Ham nell’ultimo recupero, il Liverpool aveva tre punti di vantaggio sui Gunners ed una migliore differenza-reti…la squadra di George Graham avrebbe dovuto vincere con almeno due gol di scarto, cosa che nelle ultime quattro stagioni era successa ad Anfield solo una volta (per mano dell’Everton)…peraltro l’Arsenal era in piena crisi, dopo aver dilapidato un vantaggio che in primavera pareva rassicurante e aver fatto solo un punto nelle ultime due gare casalinghe contro Derby (1-2) e Wimbledon (2-2, e pensare che alla prima giornata i Gunners avevano demolito per 5-1 la Crazy Gang fresca vincitrice della FA Cup…)…la stampa non attribuiva alcun credito alle speranze dei londinesi, e per molti il Double sarebbe stato quasi un ‘risarcimento’ alla memoria delle vittime di Hillsborough…in giro c’era quasi ‘simpatia’ per il Liverpool, un po’ come nel 1953 tutti tifavano Blackpool nella finale di FA Cup, spingendo Matthews verso quella medaglia che pareva inafferrabile…provano a pensarla diversamente i Gunners, e O’Leary dichiara: ‘i miracoli accadono. Una cosa è certa, daremo tutto per rendere loro la vita difficile’…già, un miracolo calcistico è proprio quello che ci vorrebbe…eppure i precedenti stagionali sarebbero anche incoraggianti…in Coppa l’Arsenal si è piegato solo al 2° replay, mentre in campionato è finita 1-1…nel frattempo però sono cambiate molte cose, e le due squadre hanno condizione e morale diametralmente opposti…finalmente ci siamo, Caputi e Bulgarelli da Anfield Road (o almeno così credevo ai tempi…) leggono e commentano le formazioni, inquadrano la gara e cercano di riportare l’atmosfera a dir poco elettrica che rimbalza da Liverpool…ma proprio quando ripenso al contrasto fra l’adrenalina che colava dal piccolo schermo e l’indifferenza del mio ambiente domestico mi abbatto un po’…sarebbe stato bello respirare la stessa attesa anche da questa parte del video, commentare le possibilità dei Gunners e le scelte tattiche di Graham, i titoli dei giornali e l’esodo speranzoso dei tanti partiti in mattinata da Islington alla volta di Anfield…sarebbe stato bello insomma vederla con un appassionato, magari un tifoso…tipo Nick Hornby, per esempio, uno che sulla sua ossessione per l’Arsenal ha scritto addirittura un libro, Fever Pitch…un libro meraviglioso, in cui qualifica questa serata come ‘il più grande momento in assoluto’…ne fa un racconto emozionato e coinvolgente…come piacerebbe a me, che mi abbandono alla fantasia e mi vedo seduto di fianco a lui, teso ma disincantato, in attesa del fischio d’inizio…
Io: ‘allora Nick, come hai passato la giornata?’ gli chiedo fra l’ironico e il provocatorio.
Lui: ‘la verità? stamattina sono andato ad Highbury a comprare questa maglia nuova, così tanto per fare qualcosa…capisco che indossarla davanti al televisore non aiuterà molto i ragazzi, ma almeno mi ha fatto sentire meglio…a mezzogiorno, intorno ad highbury c’erano già decine di pullman e macchine, e tornando a casa ne ho incrociati parecchi assurdamente ottimisti…sono stato male per loro, davvero…erano solo uomini e donne che andavano ad Anfield a perdere al massimo un campionato, ma a me sembravano soldati in partenza per una guerra senza ritorno…’
Io: ‘insomma non ci credi proprio…però hai comprato una maglia nuova per l’occasione…’ lo martello adocchiando la replica shirt nuova di zecca.
Lui: ‘Che vuoi che ti dica, dopo tanti anni ho smesso di crederci davvero…Dal 1971 non siamo mai stati davvero in corsa per il titolo, anche se un paio di anni fa restammo in testa per qualche giornata…in questi anni ho visto decine di partite, moltissime di campionato, e quasi tutte senza alcun risvolto di classifica…è chiaro che alla fine ti abitui, e anche se un tifoso dovrebbe sempre covare l’illusione della vittoria, io avevo ormai abdicato ogni speranza di lottare per il titolo…quest’anno, poi…con una squadra così giovane, l’unico innesto di Steve Bould dallo Stoke e i bookmakers che in estate ci pagavano 16-1 per la vittoria finale, non avrei mai pensato di dover tornare a soffrire così per un campionato prima sfiorato e poi regalato per così poco…’
Io: ‘Quest’anno solare però lo avete iniziato in testa e ci siete rimasti quasi fino a oggi, quindi un po’ ti sarai fatto coinvolgere…’.
Lui: ‘Un po’? Faccio fatica ad ammetterlo anche a me stesso, ma dentro ho un vulcano in eruzione…anche se non è così dall’inizio…ricordi la prima di campionato, in casa del Wimbledon? Fashanu in gol dopo sette minuti…non proprio l’inizio che ogni tifoso sogna…poi per fortuna il loro portiere finì dentro la porta con un pallone innocuo fra le braccia e ci regalò il pareggio…poi si scatenò Alan Smith e finì 5-1 per noi…alla fine quasi non capivo cosa fosse successo…’
Mi faccio trasportare nel ‘film’ della stagione che si conclude stasera e lo stimolo sui momenti salienti: ‘Rimonta-episodi fortunati-Alan Smith…tre costanti di tutta la stagione’
Lui: ‘Già, hai proprio ragione…Alan è stato straordinario, secondo me il migliore e spesso decisivo…di testa le ha prese tutte, ma ha inventato anche di piede alcuni gol fra il memorabile e il fortunato’. Io, che non voglio perdere l’occasione di poter finalmente parlare con qualcuno che mi capisca: ‘Tipo il pareggio a Nottingham, quando Lukic aveva regalato il pallone dell’1-0 a Clough e lui indovinò un lob dal limite dell’area mettendo il piede in una mischia selvaggia…’
Lui: ‘Giusto, vedo che il campionato l’hai seguito…comunque di gol così ne ha fatti tanti, dei 22 totali segnati fino a stasera molti sono stati cruciali…tipo il pareggio di testa in pieno recupero contro il Southampton, dopo essere stati sotto 2-0 a sette minuti dal termine, oppure quello di testa al Villa Park, saltando più in alto del portiere in uscita…in quella partita Smith fu gigantesco, completando l’opera con un’altra torre da cui scaturì il 2-0 finale sul Villa’.
Io: ‘E pensare che proprio il Villa nella gara d’andata aveva freddato gli entusiasmi del dopo-Wimbledon…’
Lui: ‘Già, quella sconfitta alla 2° di campionato, in casa, ci fece tornare subito sulla terra…per fortuna i ragazzi risposero subito alla grandissima nel derby con gli Spurs…’
Io: ‘Quella fu mitica, una delle migliori partite dell’anno…l’esordio assoluto di Gazza con la maglia degli Spurs, in casa, nel derby…le aspettative erano altissime, poi Winterburn inventò quel gol d’esterno dal limite dell’area e gelò White Hart Lane…’
Lui, rapito dal ricordo estatico di quel giorno: ‘…loro pareggiarono, ma era il nostro giorno…alla fine celebrammo il 3-2 cantando a squarciagola sulle nostre tribune, urlando ancor più forte quanto più le loro facce intorno erano scure…’
Io: ‘La rincorsa vera partì proprio da quel giorno…nonostante la sconfitta per 2-1 contro lo Sheffield Wednesday qualche settimana dopo, fino a febbraio fu un crescendo irresistibile…’
Lui: ‘Infatti fu allora che cominciai timidamente a crederci…vincemmo ad Upton Park, in casa del QPR rimontando da 0-1 a 2-1 nei minuti finali, a Coventry, a Goodison Park con l’Everton, dove uscimmo addirittura fra gli applausi…’
Io: ‘Nel frattempo ci fu anche l’andata con il Liverpool, ad Highbury, altra rimonta…’
Lui: ‘Era inizio dicembre, noi inseguivamo il Norwich capolista ed avevamo da affrontare di seguito Liverpool, Norwich e Manchester United…con i Reds fu soffertissimo…ad inizio ripresa Barnes segnò per loro…lo fece dopo uno slalom fantastico, eppure a vederlo da fermo in quei giorni pareva addirittura soprappeso…per fortuna ci pensò ancora Smith a rimettere le cose a posto, ma nel finale Barnes colpì una traversa clamorosa su punizione e poi Aldridge sbagliò un gol di testa da solo davanti a Lukic…che sospiro di sollievo, se oggi siamo ancora in corsa lo dobbiamo anche a quella partita…’
Io: ‘Però non vi è andato sempre tutto per il verso giusto…dopo l’1-1 con il Liverpool giocaste in casa della capolista Norwich e finì 0-0 dopo che l’arbitro vi fece ripetere un rigore che Marwood aveva segnato al primo tentativo…’
Lui: ‘…e che poi al secondo sbagliò…certo, qualche beffa l’abbiamo incassata anche noi…all’Old Trafford, per esempio, Adams ci portò in vantaggio, sembrava tutto fantastico, poi a una manciata di minuti dal termine sempre lui realizzò un autogol che deve aver fatto ridere tutta l’Inghilterra, noi esclusi…’
Io: ‘A quel punto eravate stati in testa per quattro mesi ma il Liverpool vi agganciò proprio quel giorno…’
Lui: ‘Precisamente…conquistammo la vetta a fine anno, dopo il successo al Villa Park, e la celebrammo nel derby di ritorno con gli Spurs…si giocò nel giorno in cui fu scoperto il nuovo orologio nella Clock End…altra giornata da ricordare, con un Merson sontuoso che realizzò l’1-0 e poi giocò un contropiede fantastico prima di servire a Thomas la palla del raddoppio…in quel momento eravamo inarrestabili…il 18 febbraio avevamo 15 punti in più del liverpool, anche se con una gara in più…15 punti, capisci?’
Io: ‘Mi ricordo bene, i Reds erano completamente fuori dai giochi, al 6° posto…e nonostante la prima mini-crisi di febbraio, dove vinceste solo 2 partite su 5 (di cui 4 in casa), i bookmakers vi davano quasi alla pari per il titolo, con il Liverpool (nel frattempo risalito a –8) pagato 16-1’.
Lui: ‘E’ lì che abbiamo cominciato a dilapidare tutto…a fine marzo andammo a vincere 3-1 a Southampton…di quel giorno mi ricordo soprattutto lo slalom fantastico di Rocastle per il 3-1 e le urla razziste dei tifosi di casa all’indirizzo dei nostri giocatori di colore…purtroppo fu una ‘sveglia’ breve, perché due settimane dopo i Reds ci affiancarono in testa…e da allora ce la giochiamo testa a testa…’
Una volta rotti gli argini, mentre giungono le prime immagini da Anfield, spostiamo l’attenzione sulle formazioni, in quel momento in sovrimpressione.
Io: ‘Graham insiste anche stasera sulla difesa a 3…va bene che ha tenuto in piedi la baracca negli ultimi due mesi, ma non è un po’ troppo difensiva visto che si deve vincere con due gol di scarto?’ Lui: ‘Credo che voglia sfruttare al massimo la nostra arma numero 1, i colpi di testa…con Adams, Bould e O’Leary contemporaneamente in campo e Smith davanti, quelli del Liverpool non la prenderanno mai…almeno spero che il motivo sia questo, e non la voglia di finire ‘con onore’ magari uscendo imbattuti da Anfield…’
La formazione del Liverpool è impressionante…in campo Nicol, Hansen, McMahon, Whelan, Barnes, Aldridge, Rush…in panchina addirittura il lusso di Peter Beardsley…mentre la leggo mi lascio sfuggire un’occhiata di ‘compassione’ verso Nick…ci vorrebbe davvero un miracolo…anche perché l’ambiente è assolutamente ‘aggressivo’…la Kop canta altissimo, sembra un urlo di battaglia che ti fa tremare dentro…Dalglish si guarda intorno come spesso fa, e sorride…sembra sicuro, e d’altra parte come potrebbe non esserlo, con 40.000 scatenati tifosi a sostenerne l’ultimo sforzo?
Si parte, la prima palla è dell’Arsenal, in una non indimenticabile divisa giallo-nera da trasferta…il contrasto con il rosso fuoco del Liverpool è quasi presagio di quello che sembra prospettarsi sul campo…la prima vera occasione è però dell’Arsenal, con Bould che a Grobbelaar battuto si vede respinto sulla linea il colpo di testa…è però l’unica vera fiammata del primo tempo, i padroni di casa provano qualche tiro da fuori ma Lukic è attento…la tensione è alta, la posta altissima, ma è chiaro che il passare dei minuti giova solo al Liverpool.
Nell’intervallo Nick è ancora più sconsolato di prima: ‘Dai Nick, lo ha detto anche Graham che lo 0-0 all’intervallo non sarebbe stato catastrofico…ci vuole un episodio, e tutto si riapre…anche loro sono uomini e sentono la tensione…’
Lui annuisce ma non ci crede…poi si riparte e l’adrenalina può scaricarsi sul campo…al minuto 52 Rocastle finisce a terra nei pressi del vertice sinistro dell’area del Liverpool…si accende quasi una mischia con Whelan che ha commesso il fallo, poi finalmente Winterburn può battere…è un attimo, la difesa si ferma e Smith è fulmineo nell’avventarsi sulla palla e sfiorarla quel tanto che basta a ingannare Grobbelaar…il tocco è così leggero che i Reds protestano con l’arbitro perché il calcio di punizione era di seconda e ritengono non l’abbia toccato nessuno…l’arbitro si consulta con il guardalinee mentre milioni di persone trattengono il fiato davanti alla TV, noi inclusi…poi punta il dito verso la metà campo e convalida…1-0, i fedelissimi giunti da Londra, stretti in un angolo dietro la porta del Liverpool fanno festa e cominciano a sperare…e anche Nick si scioglie un po’, in fondo ora serve solo un gol, e il Liverpool non sembra in grandissima serata…Ablett salva due attacchi dell’Arsenal, ma è al minuto 73 che il destino sembra compiersi…Richardson riesce a toccare verso lo smarcatissimo Michael Thomas in piena area…Thomas si gira, deve superare solo il portiere ma gli tira addosso, e tutto sembra finito…i minuti passano veloci, Nick sembra aver ‘esalato’ l’ultimo respiro di speranza sul tiro di Thomas, e così i giocatori in campo…il Liverpool cresce, quasi sollevato dall’occasione clamorosa buttata al vento dai Gunners…a un certo punto compare nell’angolo della TV perfino l’orologio, a rincarare la sofferenza di chi è davanti al video…segna 88.00, proprio mentre Beardsley si invola solo in contropiede…sembra la conclusione perfetta, la palla arriva a Aldridge che però incespica, si incarta e sciupa tutto…nell’azione è rimasto a terra a metà campo Richardson, valoroso centrocampista dell’Arsenal…i secondi scorrono mentre gli si prestano le cure…cono minuti interminabili, tutto sembra sospeso come in un fotogramma…Nick è pietrificato, mormora quasi fra se e sé ‘Buttarlo via così, incredibile…’
Io: ‘Hai ragione, se finisse così sarebbe davvero una beffa…per un gol, credo non sia mai successo…’
Lui, mentre i secondi passano e Richardson non accenna a rialzarsi: ‘Non è questione di un gol…anche dopo esserci fatti riprendere ad aprile, dopo la pausa per Hillsborough, abbiamo battuto il Norwich, era di nuovo tutto in mano nostra…poi quelle due maledette partite in casa…’
Io: ‘Derby e Wimbledon…hai ragione, un solo punto in quelle due gare è stata la fine…soprattutto il 2-2 con il Wimbledon…’
Lui: ‘Come si fa a farsi riprendere due volte, in casa, da una squadra che all’andata avevamo demolito? Winterburn aveva inventato un altro super-gol, Merson ci aveva riportato avanti dopo il pareggio di Cork…e poi, quell’esordiente, McGee, con quel tiro assurdo che non ripeterà mai più…’ conclude quasi disperato mentre Richardson finalmente si rialza.
La telecamera si sposta sui protagonisti…Dalglish è tirato ma misurato, Graham continua ad urlare suggerimenti, come se fosse ancora tutto in ballo…Barnes incita i suoi, McMahon urla che manca un minuto, uno solo…l’orologio supera i 90.45, poi scompare…ormai solo sgoccioli, la palla torna verso la porta di Lukic, è proprio un contrasto di Richardson a recuperarla…il portiere allunga a Dixon, che lancia lungo su Alan Smith…per la millesima volta in stagione il bomber dei Gunners vince il contrasto, difende la palla e poi la tocca…un tocco magico, verso il centro, dove arriva Thomas…ancora lui, che aveva sbagliato l’occasionissima qualche minuto prima…il centrocampista dei Gunners cerca di superare Nicol, tocca male ma la palla incoccia lo stinco del difensore e gli torna davanti…ora Thomas è solo, in un attimo che sembra durare un secolo si invola verso Grobbelaar, aspetta la mossa del portiere e finalmente piazza il destro alle sue spalle, in fondo alla rete, per l’incredibile 2-0…a quel punto succede di tutto, le capriole ‘elettriche’ di Thomas mentre i compagni lo raggiungono le avremmo viste solo dopo, in quel momento è come essere in un’altra dimensione, senza tempo né gravità…saltiamo tutti, increduli ma come alleggeriti d’improvviso di tutto il peso di otto mesi di passione, fatica, illusione…la partita riprende, ma non c’è più tempo, l’arbitro fischia e lo spicchio di Anfield che ospita i tifosi Gunners esplode senza argini in una felicità irripetibile…dietro la porta di Lukic qualcuno dalla Kop si sente male, viene trasportato fuori a braccia…ma vincono anche loro, che dopo qualche istante di sbigottimento per un titolo perso all’ultimo minuto dell’ultima partita intonano il più bel ‘You’ll never walk alone’ mai sentito…il coronamento più toccante ad una giornata irripetibile, mentre le telecamere fissano per sempre la disperazione di Dalglish e dei suoi, Adams che va da Aldridge ad accarezzargli i capelli (avremmo scoperto dopo che era solo una presa in giro per contrappasso a quanto Aldridge aveva fatto con Steve Chettle del Forest dopo il suo autogol nella semifinale di FA Cup…), Graham che chiama i suoi a raccolta, e infine il capitano che alza la Coppa ad Anfield…e Nick? Lui tutto questo non l’ha visto, al fischio finale si è fiondato fuori in strada gridando a piena voce, alla ricerca di una bottiglia di spumante con cui festeggiare…o forse sono io che mi sono svegliato dal mio ‘sogno’, ritrovandomi solo nella mia casa a metabolizzare l’emozione di una serata di sport che nessuna fantasia avrebbe potuto partorire…anche se non ero ad Anfield, infatti, né a Londra a guardare la partita con Nick Hornby, questa partita non la dimenticherò tanto facilmente, anche perché nulla di quello che è seguito (calcisticamente) negli anni mi ha regalato brividi così forti.
di Giacomo Mallano, da UKFP n° 8 - settembre 2004

lunedì 6 giugno 2011

Highbury 1913-2006 R.I.P.

A distanza di 5 anni dall'addio ad Highbury, riproponiamo l'articolo dell'amico Roberto Puzzi, uscito nel 2006 su UKFP.Il 7 maggio 2006 è stata una giornata speciale, non solo per ogni tifoso dei Gunners, ma anche per ogni singolo appassionato di football. All'Arsenal Stadium, o Highbury come è conosciuto in tutto il mondo, si è chiusa un'epoca: 93 anni di gioie, sofferenze, successi e sconfitte che hanno reso questo teatro un posto magico, "a special place with special fans" come ha detto Lee Dixon nella cerimonia conclusiva dopo la partita con il Wigan Athletic. 38.419 posti purtroppo non erano sufficienti per il calcio moderno e allora per continuare a costruire qualcosa di importante l'Arsenal ha dovuto cercare una nuova casa, trovandola, per fortuna, a poche centinaia di metri da Highbury. Il nuovo stadio sorge infatti ad Ashburton Grove e sarà sicuramente più comfortevole e darà la possibilità a molti più tifosi (60.432 la capienza ufficiale) di vedere la propria squadra del cuore, ma quelle tribune, la Marble Halls, quel prato e quell'aria di football che si respirava entrando ad Highbury sono sicuro rimarranno per sempre nel mio cuore e nel cuore di tutti i tifosi dell'Arsenal che per anni hanno considerato questo stadio come la loro seconda casa (conosco gente che per decenni non si perdeva, anzi non si perde, una gara interna). Lo stadio fu inaugurato il 6 settembre del 1913 per la prima partita della stagione 1913/14 contro il Leicester Fosse e l'Arsenal si impose 2-1. Lo stadio fu progettato da Archibald Leitch su commissione di Henry Norris, che concentrò tutte le sue attenzioni sull’Arsenal a discapito del club di cui era presidente, il Fulham FC. La sua intenzione in realtà era quella di unire il Fulham e l’Arsenal per creare una vera e propria potenza del calcio londinese ma questa idea gli fu impedita dalla Football Association. Decise allora di dedicarsi maggiormente all’Arsenal (in cui vedeva maggiori possibilità di crescita) e nonostante parecchie ostruzioni sia dai tifosi, che non vedevono certo di buon occhio lo spostamento da Woolwich a nord di Londra, sia dai residenti della zona di Highbury e sia dai clubs del nord di Londra (in particolar modo il Tottenham FC) riuscì ad avere l’autorizzazione per costruire lo stadio nella zona di Highbury, dove allora c’erano i campi del College di St. John, da cui il primo nome della Clock End, ovvero College End. Curioso come nell’accordo fu stabilito che l’Arsenal non poteva giocare in casa il giorno di Natale e il venerdì di Pasqua, clausola poi tolta nel 1925. La tribuna principale era la East Stand mentre le terracing erano presenti in tutti gli altri settori. Negli anni 30 vennero costruite le famose ‘Art Deco’ West Stand (1932) e la nuova East Stand (1936), entrambe disegnate da Claude Ferrier. ‘Art Deco’ era un nuovo stile nato a Parigi a metà degli anni venti ed era originariamente “usato” per la costruzione di teatri e ristoranti; fu quindi una grossa novità quella di costruire tribune con questo design. La famosissima East Stand ha ospitato fino al luglio scorso gli uffici dell'Arsenal, gli spogliatoi e la Marble Halls, l'ingresso principale nel quale è stato messo il busto di Herbert Chapman, allenatore che ha decisamente lasciato il segno nella storia bianco-rossa. Tra le tante cose importanti fu proprio lui a chiedere ed ottenere che la stazione di Gillespie Road sulla Piccadilly Line cambiasse nome e diventasse Arsenal (l'unica squadra ad avere una stazione della metropolina con il proprio nome) e, oltre a portare tanti trofei nella bacheca dell'Arsenal, fu lui ad introdurre la numerazione sulle magliette dei calciatori. Solo nel 1989 invece la Clock End venne completamente rinnovata con l’aggiunta di 48 box mentre nel 1993 fu costruita la nuova North Bank su 2 anelli in sostituzione della mitica terrace che ha ospitato per anni il cuore del tifo gunners. Ad Highbury fu disputata la prima partita trasmessa dalla radio, la BBC Radio. Era il 22 gennaio del 1927, l'avversario di turno era lo Sheffield Utd e la partita si concluse con il punteggio di 1-1. Anche la prima partita di calcio trasmessa in televisione (anche se solo qualche spezzone) si svolse ad Highbury e fu un incontro disputato nel 1937 tra la prima squadra e le riserve. Highbury ha anche ospitato semifinali di FA Cup ed alcune partite della nazionale inglese ma è stato anche teatro di altri eventi importanti extra-calcistici. Tra questi ricordiamo il film "Arsenal - The Stadium Mistery" girato nel 1939 e il famoso incontro di pugilato del 1966 valevole per il titolo mondiale tra Cooper (che era presente il 7 maggio ad Highbury) e Muhammad Ali. Il resto è storia recente, ovvero l'ultima partita ufficiale dell'Arsenal disputata ad Highbury. Io, con mio padre, sono stato uno di quei 38459 fortunati a poter entrare, purtroppo per l'ultima volta, alla 'The Home of Football' (questo il nome con cui veniva chiamato Highbury e di cui campeggiava la scritta all'ingresso della North Bank in Gillespie Road, appena fuori dalla stazione Arsenal). Già dalle prime ore del mattino le strade intorno allo stadio erano popolate di tifosi, qualcuno arrivava addirittura in auto per riempire il baule di programmi (per poi rivenderli su ebay...) tant'è che l'Arsenal ha dovuto ristamparli nonostante ne avessero già prodotti 60.000. La giornata si è chiusa alla grande con la vittoria per 4-2 sul Wigan Athletic, una tripletta di Henry (curioso che la prima tripletta segnata ad Highbury fu realizzata da un certo Henry King mentre l’ultima da…… “King Henry”!) e la qualificazione ai turni preliminari di Champions League (grazie Hammers!). Poi la sfilata di tutte le vecchie glorie, dei trofei, l’assolo di Roger Deltrey cantante degli Who e “gooner through and through” che ha composto una canzone, “Highbury Highs”, dedicata appunto ad Highbury, il countdown finale con fuochi d'artificio e tanta, tanta malinconia perchè col passar dei minuti ci si rendeva conto che in quello stadio nessuno avrebbe più potuto metterci piede.Di cose da dire sulla storia di Highbury ce ne sarebbero veramente un’infinità, tant’è che sono usciti parecchi libri sull’argomento che consiglio vivamente agli interessati. L’ultimo in ordine di tempo è quello ufficiale di Brian Glanville con, tra l’altro, tutte le formazioni dell’Arsenal scese in campo nelle 2010 partite disputate in questo meraviglioso impianto e tante bellissime foto. Sono stati pubblicati anche “Highbury, The Story of Arsenal Stadium” di Bruce Smith (uscito in 2 edizioni, quella hardback prima della fine della scorsa stagione e quella paperback uscita dopo il 7 maggio aggiornata appunto con il finale di stagione), “Highbury, The Story of Arsenal in N5” di Jon Spurling e “Farewell to Highbury: the Arsenal Story” di Norman Fox, quest’ultimo più che altro una storia dell’Arsenal e non del suo stadio. Raccontano dettagliatamente ogni singolo cambiamento di Highbury ma anche e soprattutto storie curiose e parecchi aneddoti; tra gli altri, per esempio, la leggenda che dice di un cavallo murato nella costruzione della vecchia North Bank, o Laundry End com’era chiamata nei primi anni: nessun osso fu comunque poi trovato durante la ristrutturazione della North Bank stessa agli inizi degli anni novanta.Sicuramente il nuovo stadio nel corso degli anni riuscirà ad acquisire una propria identità ed attirerà tanti nuovi giovani tifosi. Probabilmente tra 93 anni l'Arsenal cambierà stadio e i suoi tifosi verseranno lacrime ricordando le tante emozioni e soddisfazioni (speriamo...) che hanno vissuto ad Ashburton Grove così come i tifosi dell'Arsenal nel 1913 si sentirono traditi dallo spostamento dalla zona sud-est alla zona nord di Londra. Quello che personalmente non dimenticherò mai è la fortuna di essere stato in quello che per me era, è e sarà per sempre il tempio del calcio, la ragione principale che mi ha fatto innamorare del calcio inglese e in particolar modo, ovviamente, dell'Arsenal.
di Roberto Puzzi, da UKFP n° 17 - dicembre 2006

mercoledì 3 marzo 2010

"Torna" la storica Clock End

Era la tribuna con l'orologio che ha fatto la storia di Highbury. Il direttore generale dell'Arsenal Ivan Gazidis ha confermato che la società riporterà in auge la storica Clock End, tribuna che ha fatto la storia di Highbury per più di 70 anni fino al trasferimento all'Emirates nel 2006. Ma come? Al momento di lasciare lo storico impianto, l'orologio (che era stato montato negli anni '30) era stato risparmiato dall'abbattimento ed era stato installato all'esterno dell'Emirates. Ma adesso la società ha deciso di riposizionarlo di nuovo all'interno dello stadio. "Vogliamo riportare l'orologio all'interno dello stadio così che torneremo ad avere le storiche quattro tribune: la Clock End, la North Bank e le tribune Est ed Ovest" ha spiegato Gazidis. "Vogliamo fare in modo che l'Emirates sia il miglior stadio del mondo anche tra 5, 10 o 15 anni. Vogliamo che non sia soltanto una meraviglia tecnologica, ma anche un posto in cui i nostri tifosi possano respirare la tradizione del club". Difficile, ma almeno ci provano... da http://www.tuttopremier.it/

sabato 9 gennaio 2010

I tifosi dell'Arsenal vanno a vivere nel vecchio stadio

Vivere sugli spalti è il sogno di ogni tifoso del calcio. A Londra, città con una grande tradizione calcistica, il sogno può diventare realtà, grazie alla trasformazione dello storico stadio dell'Arsenal in un complesso residenziale. La squadra londinese ha giocato l'ultima partita nell'Arsenal Stadium nel maggio 2006 e si è poi trasferita nel nuovo, scintillante e gigantesco Emirates Stadium poco lontano. L'Arsenal football club ha deciso di mantenere la proprietà del vecchio stadio modificandone l'uso. La scelta facile sarebbe stata quella di mantenere la grande facciata bianca anni Trenta, tutelata dalle Belle Arti britanniche, e dietro invece demolire tutto e costruire nuovi palazzi con il maggior numero di appartamenti possibile. Invece il club ha voluto mantenere sia gli spalti originali sia il campo centrale, per mantenere l'atmosfera da stadio nel complesso denominato Highbury Square. Gli appartamenti sui quattro lati si affacciano sul verde centrale, ora trasformato in grande giardino dal premiato paesaggista Christopher Bradley-Hole. Qui residenti e bambini possono ancora giocare a pallone per continuare la tradizione. Sotto il prato, nascosti alla vista, ci sono una palestra, una piscina e i garage.Gli architetti Allies and Morrison, che hanno appena ristrutturato la Royal Festival Hall a Londra, hanno usato tutta la loro creatività, mettendo un muro di vetro di fronte alle tribune, che sono diventate sette piani di appartamenti. Gli interni sono supermoderni, mentre la facciata esterna mantiene le decorazioni Art Decò originali.«Le tribune erano lunghe 96 metri e larghe 18, per coincidenza le dimensioni giuste per un complesso residenziale – spiega Chris Bearman, l'architetto che ha seguito i lavori –. I pannelli solari sul tetto garantiscono alla struttura le credenziali "verdi"».Il risultato, costato 150 milioni di sterline, è un complesso composto da 724 appartamenti, assolutamente unico e di grande impatto visivo, che ha ancora il feeling di uno stadio.I prezzi vanno dalle 250mila sterline per una camera da letto a 1,5 milioni di sterline per un attico con tre camere da letto. La maggior parte degli appartamenti è già stata venduta prima del completamento della struttura, nonostante la crisi. Ne restano in vendita circa 25, di dimensioni comprese tra i 48 e i 96 metri quadrati. A comprare sono stati investitori convinti che il prezzo sia destinato a salire: uno di questi ha comprato 140 appartamenti in un colpo solo. Altri, come dimostrano le bandiere e gli stemmi dell'Arsenal visibili alle finestre, sono stati acquistati da veri tifosi.Lo stadio Arsenal è situato nella zona settentrionale di Londra, di fronte alla omonima stazione della metropolitana e a un passo dalla zona chic di Highbury&Islington. I dati dimostrano che il mercato immobiliare londinese viaggia a ritmi accelerati rispetto a quelli del resto del Paese: i prezzi in dicembre sono aumentati del 2,1% (del 3,1% in centro), contro il +1,8% medio in Gran Bretagna. «I prezzi sono saliti del 13,8% nei nove mesi da marzo a ora, e sono adesso inferiori solo del 13,4% al top del mercato prima della crisi – afferma Liam Bailey, head of residential research di Knight Frank –. Possiamo dire che il 2009 si è concluso in bellezza per il mercato immobiliare londinese, sia sul fronte dei prezzi che su quello della richiesta, aumentata del 25 per cento. Anche le previsioni a breve termine per il 2010 sono positive». Sia Knight Frank che Savills, altra grande agenzia immobiliare, prevedono che i prezzi nelle zone desiderabili della capitale tornino alle vette raggiunte nel 2007 già nel 2012, due anni prima del resto del mercato. da http://www.ilsole24ore.com/