domenica 22 ottobre 2017

Wenger: ''Il ritiro mi spaventa, dopo c'è l'ignoto''

Di smettere oggi non vuole ancora saperne ma sa che quel giorno non è poi così lontano e il solo pensiero gli fa già paura. Arsene Wenger, 68 anni, ha rinnovato con l'Arsenal fino al 2019 prolungando così un'avventura iniziata 21 stagioni fa, e si prepara a tagliare il traguardo delle 400 panchine in Premier League. "Ho iniziato questo lavoro a 33 anni, per cui sono 35 anni che non mi fermo, nessuna pausa, 35 anni di completa concentrazione e impegno nel calcio - racconta agli inglesi di Sky Sports - Perché continuo? Perché amo farlo, perché è un lavoro dove penso si possa avere un'influenza positiva, sulle vite delle persone, sui risultati, sulla dimensione di un club, sui valori, perché un club è prima di tutto una questione di valori, cosa che oggi tendiamo spesso a dimenticare. E' come se fosse una missione la mia, portare avanti questi valori per questo club perché penso che l'Arsenal sia rispettato in tutto il mondo per i valori che porta avanti generazione dopo generazione".
Wenger allontana lo spettro della pensione ma ammette che "il ritiro mi spaventa perché davanti a ogni fine c'è l'ignoto e l'ignoto può un tantino fare paura. Ma non sono troppo spaventato, voglio solo fare quello che faccio finché penso di poterlo fare bene e ho la motivazione per farlo. Su questo nessun dubbio. Detto questo, quel giorno arriverà, magari presto, magari no, ma ad oggi resto completamente concentrato e dedito al mio lavoro".
Wenger si descrive come un tipo cocciuto ma senza vederlo come un difetto, anzi. "C'è una sottile linea di confine fra l'essere testardo e l'essere stupido ma se molli troppo presto non farai niente nella vita. La persistenza è una qualità sottovalutata: se andiamo a vedere le persone di successo, la maggior parte di loro ha una determinazione costante nel fare quello che vuole ed è pronta a impegnarsi in modo assoluto".
Nonostante la lunga esperienza, a 68 anni Wenger soffre per le sconfitte come quando era più giovane. "E' un incubo quello che succede al cuore e alla testa di un allenatore dopo una sconfitta, è orribile e non va meglio con l'età". E sul fatto che l'Arsenal rischi un'altra stagione deludente, il tecnico francese resta ottimista. "Il calcio è questione di momenti. Quello che sembra inarrestabile a ottobre, magari non lo è a dicembre. Ma questo può succedere solo se le altre squadre continuano a credere nelle proprie qualità".
da http://www.repubblica.it

PL EVERTON-ARSENAL= 2-5


Ritmi subito altissimi. L'Arsenal parte forte: al 3' filtrante di Özil e diagonale di Ramsey, deviato da un ottimo Pickford in uscita. I Gunners continuano a crederci e accumulano occasioni su occasioni: all'8' Lacazette ci prova, di mancino, da un angolo impossibile trovando l'opposizione del solito Pickford, che si ripete 2' dopo sulla conclusione di puro istinto del franco-guadalupense in area piccola. Così, come un fulmine a ciel sereno, arriva il gol dell'Everton: Gueye è bravo, in tackle, a togliere palla a Xhaka e a servire Rooney il quale, dai venti metri, toglie con un autentico bolide le ragnatele sotto l'incrocio dei pali, realizzando il suo quindicesimo gol in carriera contro l'Arsenal. Nonostante l'episodio, i Gunners continuano a condurre il match e a sfiorare il gol in numerose circostanze sino a trovarlo al 40': rasoiata (deviata) di Xhaka respinta dal portiere e conclusione vincente del ben appostato Monreal. Nella ripresa la qualità dell'Arsenal emerge e prevale inesorabilmente: al 53' arriva il raddoppio di Özil, di testa sul cross dalla sinistra del solito Sánchez. Poi, Gueye pensa bene di farsi espellere: doppio giallo, per lui, dopo un intervento disastroso su Xhaka. E la luce, per i Toffees, si spegne definitivamente: Lacazette trova il tris al 74' dopo una conclusione facile facile su bella palla dalla destra di Mesut Özil mentre il poker, su filtrante di Wilsher e precedente lancio di Coquelin, altro subentrato. E' il gol dell'1-4, risultato che viene ulteriormente rimpinguato, in pieno recupero, dagli acuti di Niasse (dopo un pasticcio difensivo orchestrato da Monreal e Čech) e di Sánchez, che trova il primo gol stagionale in Premier, con una girata prepotente nel cuore dell'area dei Toffees: 2-5. da http://it.eurosport.com
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Goals. 12'Rooney, 40'Monreal, 53'Ozil, 74'Lacazette, 89'Ramsey, 90'Niasse, 94'Sanchez,
Everton: Pickford 6 Keane 5, Williams 5 (Davies 45mins 5), Jagielka 5; Kenny 6, Gueye 4, Vlasic 7, Baines 5; Sigurdsson 5, Rooney 6 (Lookman 74mins 6); Calvert-Lewin 6 (Niasse 74mins 6). Sub: Robles, Mirallas, Martina, Klaassen. Manager: Ronald Koeman 5
Arsenal: Cech 6, Koscielny 6, Mertesacker 6, Monreal 7; Bellerin 7, Ramsey 7, Xhaka 7, Kolasinac 7, Ozil 7 (Coquelin 82mins 6), Sanchez 7, Lacazette 7 (Wilshere 76mins 6). Sub: Macey, Giroud, Walcott, Holding, Iwobi. Manager: Arsene Wenger 7

Booked: Williams, Gueye
Sent off: Gueye
Referee: Craig Pawson
Attendance: 39.189
Table. 25.Manchester City, 20.Manchester United, Tottenham, 16.Chelsea, Arsenal, 15.Waford, 14.Newcastle, 13.Burnley, Liverpool...

sabato 21 ottobre 2017

Özil lascia l'Arsenal per lo United: "Pronto a firmare con il Manchester"

Özil lascia l'Arsenal, dice addio a Londra ma non all'Inghilterra: il tedesco si prepara al trasferimento poco più a nord, a Manchester. Sponda United, si intende, dove ad accoglierlo c'è Mourinho, felice di riaverlo alle sue dipendenze dopo l'esperienza comune al Real Madrid. Quindi niente Italia per il trequartista tedesco che, in scadenza di contratto a giugno, secondo il Mirror avrebbe appunto confidato ai compagni di essere pronto "a firmare con il Manchester". Detto questo, dunque, niente Serie A. Sulle sue tracce, in particolare, l'Inter anche se ultimamente l'interesse dei nerazzurri era tornato a focalizzarsi più che altro su Vidal (o in un'operazione a costi più ridotti su Ramires). Decisiva la presenza sulla panchina dello United di Josè Mourinho, suo tecnico al Real Madrid, allenatore che il tedesco nella sua autobiografia ha definito importante se non fondamentale nella sua crescita professionale e umana. Un rapporto, quello con lo Special One, che si cementò attraverso momenti di scontro e tensione, come raccontato dallo stesso Özil: “Sei un bambino, vai a farti la doccia, non abbiamo bisogno di uno così" ha scritto tedesco ricordando un momento chiave della sua esperienza al Real con Mourinho. "Veramente credi che bastino due passaggi fatti bene, veramente credi di essere così bravo e che basti dare il 50%? Gioca bene, affronta i contrasti da uomo”. Il fantasista tedesco allora passò la sua maglia a Mourinho e gli chiese di giocare al posto suo, la risposta del tecnico portoghese non fu tenera: “Vuoi andare a farti la doccia e la barba? Vuoi restare solo o vuoi andare là fuori a dimostrare a me e ai compagni cosa sa fare?”. Ozil ha svelato che quella lite gli fu d’aiuto: “Ringraziai Mourinho perchè mi aveva aperto gli occhi, mi aveva fatto capire quali fossero le mie debolezze”. Ora i due sono pronti a riabbracciarsi. da http://www.sportmediaset.mediaset.it