mercoledì 14 marzo 2018

Wenger: "Siamo i favoriti? Non importa, voglio solo vincere"

Wenger è prudente. Nonostante il 2-0 ottenuto a San Siro, e proprio perché non si fida del Milan, il tecnico dell'Arsenal non prenderà certo sottogamba il ritorno casalingo di domani sera dell'ottavo di Europa League contro i rossoneri di Gattuso. Wenger alza l'asticella delle ambizioni e inquadra l'Europa League come obiettivo per salvare la stagione. Staccati dal vertice in Premier League - lontani 33 punti dal Manchester City, a -12 dal quarto posto - i Gunners devono puntare tutto sul cammino europeo. Ma nonostante la vittoria di San Siro, Arsene Wenger è il primo a sapere che il cammino è ancora lungo. "Siamo i favoriti? Non importa, devo mettere in campo una squadra per vincere. Dobbiamo fornire la prestazione che ci si aspetta da noi, dare sempre il meglio - le parole del tecnico alsaziano -. Questa competizione è molto difficile, ci sono ottime squadre: Milan, Borussia Dortmund, Atletico Madrid, tante buone squadre francesi". All'Emirates l'Arsenal potrà contare su tutti i titolari, ad eccezione di Alexandre Lacazette, ancora infortunato. In campo anche Jack Wilshere, monitorato proprio dal Milan e alle prese con una trattativa piuttosto complessa per il rinnovo del suo contratto, in scadenza a giugno: "Per me non è cambiato nulla. Non lo so cosa succederà, ma Jack sarà libero a fine stagione. Gli abbiamo fatto una proposta perché vorrei che rimanesse in futuro. Questo è quello che voglio e spero che lo farà". da http://www.gazzetta.it

domenica 11 marzo 2018

PL ARSENAL-WATFORD= 3-0



Dopo il successo in Europa League contro il Milan, l'Arsenal torna all'Emirates Stadium per sfidare il Watford in uno dei due posticipi domenicali della 30esima giornata di Premier League. Il campionato non sorride alla squadra di Wenger, con la vittoria che manca dal 3 febbraio, ossia dal successo interno per 5-1 contro l'Everton. Poi solo sconfitte con Tottenham, City e Brighton. Solo 45 i punti conquistati, che confinano i Gunners al sesto posto in classifica, lontano dalla zona Champions. Si tratta del peggior Arsenal a questo punto della stagione da quando in panchina c'è Wenger. Il Watford di Javi Gracia, invece, vive un buon momento di forma: 10 punti conquistati nelle ultime cinque giornate, con due successi consecutivi nelle ultime due. La squadra di patron Pozzo con 36 punti è lontana dalla zona retrocassione, e in caso di vittoria accorcerebbe, e di molto, proprio sull'Arsenal. In più nel 2017 il Watford ha sempre battuto l'Arsenal. Senza gli infortunati Lacazette e Monreal, Wenger si affida al tridenteoffensivo formato da Ozil, Mkhitaryan e Aubameyang. Tanti gli assenti anche per il Watford che però schiera l'ex Juve Pereyra, Kiko e Richarlison alle spalle di Deeney, unica punta. L'Arsenal, rinvigorito dalla partita con il Milan, entra in campo con uno spirito battagliero: dopo appena due minuti Ozil serve in profondità un splendido pallone per l'inserimento di Aubameyang, il cui tiro viene però respinto da Karnezis. All'8' il match si sblocca: punizione defilata calciata da Ozil verso l'aria piccola, Mustafi stacca più in alto di tutti e batte il portiere avversario. Si tratta del gol numero 1000 in casa dell'Arsenal nella sua storia. Al 12' la risposta del Watford con il tiro dalla distanza di Doucourè al quale si oppone a mano aperta Cech. Al 26' punizione da buona posizione per Richarlison, la sua conclusione è precisa ma debole e Cech riesce a deviare, sulla ribattuta arriva Pereyra che però tutto solo calcia malissimo. Sul capovolgimento di fronte Ozil entra in area e a tu per tu con Karnezis, ma vede la sua conclusione deviata in qualche modo con il piede di richiamo dal portiere greco. In pieno recupero Richarlison ha un grande opportunità ma Cech gli nega il gol. Nella ripresa i ritmi sono più blandi. Dopo un avvio lento la partita si infiamma nel giro di due minuti. Al 60' Mkhitaryan ruba un pallone a centrocampo e serve Aubameyang, che dribbla Karnezis e fa 2-0. Passa appena un minuto e Pereyra si procura il calcio di rigore che può riaprire la partita. Sul dischetto si presenta Deeney che però calcia poco angolato e Cech respinge. Si resta sul doppio vantaggio dei Gunners. Al 76' il grande secondo tempo di Mkhitaryan viene premiato dal gol del 3-0, complice però l'intervento difettoso di Karnezis. da http://www.sportmediaset.mediaset.it
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Goals: 8'Mustafi, 60'Aubameyang, 77'Mkhitaryan,
Arsenal: Cech 7, Maitland-Niles 6, Mustafi 7 (Chambers 73 6), Holding 6, Kolasinac 6, Elneny 7, Xhaka 6, Mkhitaryan 7 (Wilshere 78' 6), Ozil 6, Iwobi 6 (Welbeck 66' 6); Aubameyang 7. Not used: Ospina, Nelson, Nketiah, Willock.
Manager: Arsene Wenger 7
Watford: Karnezis 5, Janmaat 5 (Britos 80' 6) , Prdol 5, Mariappa 6, Holebas 6; Femenia 5 (Hughes 63 6), Doucoure 6, Capoue 5, Pereyra 6 (Okaka 67mins 6); Richarlison 5, Deeney 5. Not used: Sinclair, Gray, Carrillo, Bachmann.  Manager: Javi Gracia 5
Booked: Holebas,
Referee: Martin Atkinson 6
Attendance: 59.131
Table. 78.Manchester City, 65.Manchester United, 60.Liverpool, 58.Tottenham, 56.Chelsea, 48.Arsenal, 43.Burnley, 40.Leicester...

Arsenal, Mertesacker: "Non ce la faccio più. Vomito prima delle partite"

La differenza fra sogno e realtà. Fra vita pubblica e vita privata. Essere famosi, essere ricchi, essere calciatori, piacerebbe a molti. Per alcuni bambini è un vero e proprio sogno, per alcuni adulti (che non ce l'hanno fatta) un rimpianto. Nella vita del calciatore però non ci sono solo i titoli o le partite giocate a San Siro o al Bernabeu. Non ci si limita mai ai quei 90 minuti. Dietro c'è di più, dietro a volte c'è anche sofferenza. Perfino se si è affermati, perfino se si è campioni del mondo. Quella attuale sarà l'ultima stagione di Per Mertesacker, poi, a maggio si ritirerà. In carriera ha vinto molto (compreso il mondiale con la Germania nel 2014), ma spesso si è sentito schiacciato dalla pressione. "So che siamo privilegiati – ha detto a Spiegel –, ma si arriva al punto in cui si realizza che il tutto è solo un peso. Fisico e mentale". Mertesacker (104 presenze in nazionale, all'Arsenal dal 2011) racconta che prima di ogni fischio d'inizio ha attacchi di diarrea e conati di vomito: "Come se, parlando simbolicamente, tutto quel che viene dopo il fischio d'inizio facesse vomitare". Nel mondo del calcio c'è quindi anche chi la pressione non la sopporta bene. "I giocatori vengono valutati solo per le loro prestazioni. Non giochi più per divertiti: devi rendere, sempre, senza se e senza ma". Addirittura secondo Mertesacker ci sarebbe una correlazione fra stress e infortuni: "Spesso secondo me gli infortuni sono mentali. Ogni volta che arrivavo al limite mi facevo male. Diciamo che è un po' come se il corpo aiutasse l'anima". In questa stagione Mertesacker non sta trovando molto spazio (11 presenze fra tutte le competizioni), forse anche perché mentalmente ha già staccato la spina: "Sono arrivato al limite. Mi dicono tutti che essendo il mio ultimo anno devo dare il massimo, ma io non ce la faccio più. Preferisco stare in panchina, o, meglio ancora, in tribuna. Con la partita d'addio sarò finalmente libero".
La pressione più grande l'ha vissuta a 21 anni, quando, nel 2006, la sua Germania ospitava i mondiali. I tedeschi parlavano di "Sommermärchen" (cioè di "favola estiva"), per lui fu invece un periodo particolarmente difficile. Al punto che si sentì sollevato una volta persa la semifinale con l'Italia: “Ovviamente ero dispiaciuto per l'eliminazione, ma più che altro ero sollevato. Me lo ricordo ancora come fosse oggi. Pensavo solo: è tutto finito, è tutto finito. Finalmente è tutto finito". Sia chiaro: non tutti i calciatori vivono male con la pressione, ma quello di Mertesacker non è sicuramente un caso isolato. Non per tutti è realmente un sogno. Lothar Matthäus, però, si è detto sorpreso dalle dichiarazioni del connazionale: "Io mi deprimevo quando ero infortunato". La reazione alla pressione è quindi soggettiva. Mertesacker l'ha sofferta e dato che dalla prossima stagione sarà responsabile dell'accademia dell'Arsenal, ha intenzione di combattere il sistema. Vuole aiutare i ragazzi a vivere lo sport più serenamente: "Non devono puntare tutto sul calcio, non devono trascurare la scuola. Solo una piccola percentuale ce la fa". È la realtà, spesso ben diversa dal sogno. 
di Elmar Bergonzini, da http://www.gazzetta.it