Se il Real Madrid vuole Cesc Fabregas dovrà sborsare almeno 60 milioni di euro. Sarebbe stata questa la richiesta dell'Arsenal, contattato dal dirigente merengue Josè Angel Sanchez che chiedeva informazioni sul centrocampista spagnolo. Una richiesta alta ma che la Casa Blanca, secondo il tabloid The Sun, sarebbe pronta a soddisfare pur di soffiare il giocatore al Barcellona. "Florentino Perez ha identificato in Fabregas l'obiettivo numero uno per far male al Barça - rivela una fonte interna al club blanco -. Crede che ingaggiare Fabregas sia una chiara dichiarazione d'intenti per la prossima stagione e farà tutto il necessario per riportare il Real davanti al Barcellona". I blaugrana, dal canto loro, non sarebbero disposti a offrire più dei 34 milioni di euro messi sul piatto la scorsa estate.da http://www.gazzetta.it
venerdì 3 giugno 2011
mercoledì 1 giugno 2011
Tony, capitano nell'anima
Tony Adams
Il calcio, e lo sport in generale, non è fatto solo di gesti atletici, giocate strabilianti, reti, tabellini e statistiche, il calcio è fatto anche di grandi gesti; e sono i grandi gesti che rimangono nell’immaginario collettivo. Tony Adams nasce il 10 ottobre 1966 nei sobborghi di una swingin London ancora ebbra della vittoria dei “Tre leoni” nel mondiale giocato pochi mesi prima. Nel destino del ragazzo ci sarà una sola squadra, l’Arsenal, di cui lui sarà il capitano coraggioso, l’assoluta bandiera ed il traghettatore del “Boring Arsenal” di Taylor che con il suo contributo si trasformerà nell’Arsenal champagne di Wenger. Tuttavia l’immagine che ho impressa a fuoco nella mente non riguarda il Tony Adams gooner, non riguarda un suo successo, non riguarda neanche la sua proverbiale grinta, riguarda bensì un suo magnifico gesto. Inghilterra, estate 1996: al grido di “Football is coming home” nel paese della sterlina si giocano i Campionati Europei di calcio. La nazionale inglese è circondata da un fondato ottimismo che fa pensare a tutti che i “bianchi” possano finalmente mettere le mani sul trofeo continentale. La squadra è ricca di fuoriclasse e di giocatori allo zenith della loro carriera; come non essere ottimisti quando nel team hai gente come Seaman, Gascoigne, Platt, Pearce, Adams, Sheringam, e Shearer (the one and the only). La campagna europea degli inglesi parte in sordina con un pareggio di 1-1 con la Turchia, gol di Shearer (ma che lo dico a fare). Seguirà una vittoria sulla fiera Scozia 2-0 (Shearer e Gascoigne) ed infine un netto successo sull’Olanda per 4-1 (Shearer 2, Sheringam 2). L’Inghilterra vince e convince e termina al primo posto del suo girone. La stampa inglese euforica si esalta come raramente capita e probabilmente mette un pò di pressione alla squadra, comunque il successo sembra scritto nel destino quando nei quarti una Inghilterra in tono minore supera ai rigori la Spagna. Tra gli inglesi e la finale ora ci sono solo i tedeschi, sempre i soliti tedeschi, che non producono calcio spettacolo, ma alla fine sono sempre lì, ad un passo dal paradiso.Ricordo un memorabile titolo di un giornale (credo il Sun) che in previsione della sfida con la Germania, riesumava lo spirito combattivo della seconda guerra mondiale e sbatteva in prima pagina Gascoigne e Pearce con l’elmetto titolando “Let’s blitz the fritz”.Arriva il fatidico giorno, 26 giugno 1996; nella semifinale l’Inghilterra parte a spron battuto, 3 minuti e Shearer (come sempre) porta i suoi in vantaggio; al quarto d’ora però il vecchio Kuntz pareggia i conti, 1-1 e palla al centro. Per tutta la gara, supplementari inclusi, è l’Inghilterra che gioca il calcio migliore e Gazza in spaccata manca il golden gol per un centimetro; si va ai rigori, come sei anni prima quando a Torino, nella semifinale mondiale, Pearce scagliò il pallone a Superga. Shearer, Platt, Pearce (che memore dell’errore fatto ad Italia90 calciò un pallone che pesava un quintale), Gascoigne e Sheringam segnano per l’Inghilterra, replicano però con fredda precisione per al Germania Hassler, Strunz, Reuter, Ziege e Kuntz! Si va ad oltranza.Wembley trattiene il fiato; sulla palla per gli inglesi si porta Gareth Southgate, centrale del Villa con ottime referenze; tira, ma Kopke para! Gelo nello stadio. Per i tedeschi va al tiro Moller, rete! Wembley ammutolisce, i tedeschi urlano e cantano la loro gioia e Southgate sprofonda in un pianto dirotto inginocchiandosi a terra.Cosa può fare in quei momenti un “capitano nell’anima”? Pur con il morale a pezzi Tony Adams rimette in piedi Southgate, se lo carica sulle spalle e lo porta a raccogliere l’applauso del pubblico inglese, sofferente ma fiero come non mai. Adams nella sua biografia racconterà che in quel momento era un uomo distrutto; annegherà poi da solo la sconfitta nella birra, ma nonostante tutto trovò il modo di confortare il compagno tramortito dal peso di aver fallito un appuntamento con la storia. Grandissimo Tony, capitano senza fascia al braccio (all’epoca la vestiva con orgoglio Shearer), simbolo del calcio inglese che ancora una volta era arrivato vicino alla vittoria e se l’era vista sfuggire.Tony, gigante comprensivo e sensibile, guarda negli occhi tutto lo stadio, è pronto per nuove sfide, sa di essersi battuto al meglio e con lui i suoi compagni, compreso Southgate che gli piange sulle spalle.
Il calcio, e lo sport in generale, non è fatto solo di gesti atletici, giocate strabilianti, reti, tabellini e statistiche, il calcio è fatto anche di grandi gesti; e sono i grandi gesti che rimangono nell’immaginario collettivo. Tony Adams nasce il 10 ottobre 1966 nei sobborghi di una swingin London ancora ebbra della vittoria dei “Tre leoni” nel mondiale giocato pochi mesi prima. Nel destino del ragazzo ci sarà una sola squadra, l’Arsenal, di cui lui sarà il capitano coraggioso, l’assoluta bandiera ed il traghettatore del “Boring Arsenal” di Taylor che con il suo contributo si trasformerà nell’Arsenal champagne di Wenger. Tuttavia l’immagine che ho impressa a fuoco nella mente non riguarda il Tony Adams gooner, non riguarda un suo successo, non riguarda neanche la sua proverbiale grinta, riguarda bensì un suo magnifico gesto. Inghilterra, estate 1996: al grido di “Football is coming home” nel paese della sterlina si giocano i Campionati Europei di calcio. La nazionale inglese è circondata da un fondato ottimismo che fa pensare a tutti che i “bianchi” possano finalmente mettere le mani sul trofeo continentale. La squadra è ricca di fuoriclasse e di giocatori allo zenith della loro carriera; come non essere ottimisti quando nel team hai gente come Seaman, Gascoigne, Platt, Pearce, Adams, Sheringam, e Shearer (the one and the only). La campagna europea degli inglesi parte in sordina con un pareggio di 1-1 con la Turchia, gol di Shearer (ma che lo dico a fare). Seguirà una vittoria sulla fiera Scozia 2-0 (Shearer e Gascoigne) ed infine un netto successo sull’Olanda per 4-1 (Shearer 2, Sheringam 2). L’Inghilterra vince e convince e termina al primo posto del suo girone. La stampa inglese euforica si esalta come raramente capita e probabilmente mette un pò di pressione alla squadra, comunque il successo sembra scritto nel destino quando nei quarti una Inghilterra in tono minore supera ai rigori la Spagna. Tra gli inglesi e la finale ora ci sono solo i tedeschi, sempre i soliti tedeschi, che non producono calcio spettacolo, ma alla fine sono sempre lì, ad un passo dal paradiso.Ricordo un memorabile titolo di un giornale (credo il Sun) che in previsione della sfida con la Germania, riesumava lo spirito combattivo della seconda guerra mondiale e sbatteva in prima pagina Gascoigne e Pearce con l’elmetto titolando “Let’s blitz the fritz”.Arriva il fatidico giorno, 26 giugno 1996; nella semifinale l’Inghilterra parte a spron battuto, 3 minuti e Shearer (come sempre) porta i suoi in vantaggio; al quarto d’ora però il vecchio Kuntz pareggia i conti, 1-1 e palla al centro. Per tutta la gara, supplementari inclusi, è l’Inghilterra che gioca il calcio migliore e Gazza in spaccata manca il golden gol per un centimetro; si va ai rigori, come sei anni prima quando a Torino, nella semifinale mondiale, Pearce scagliò il pallone a Superga. Shearer, Platt, Pearce (che memore dell’errore fatto ad Italia90 calciò un pallone che pesava un quintale), Gascoigne e Sheringam segnano per l’Inghilterra, replicano però con fredda precisione per al Germania Hassler, Strunz, Reuter, Ziege e Kuntz! Si va ad oltranza.Wembley trattiene il fiato; sulla palla per gli inglesi si porta Gareth Southgate, centrale del Villa con ottime referenze; tira, ma Kopke para! Gelo nello stadio. Per i tedeschi va al tiro Moller, rete! Wembley ammutolisce, i tedeschi urlano e cantano la loro gioia e Southgate sprofonda in un pianto dirotto inginocchiandosi a terra.Cosa può fare in quei momenti un “capitano nell’anima”? Pur con il morale a pezzi Tony Adams rimette in piedi Southgate, se lo carica sulle spalle e lo porta a raccogliere l’applauso del pubblico inglese, sofferente ma fiero come non mai. Adams nella sua biografia racconterà che in quel momento era un uomo distrutto; annegherà poi da solo la sconfitta nella birra, ma nonostante tutto trovò il modo di confortare il compagno tramortito dal peso di aver fallito un appuntamento con la storia. Grandissimo Tony, capitano senza fascia al braccio (all’epoca la vestiva con orgoglio Shearer), simbolo del calcio inglese che ancora una volta era arrivato vicino alla vittoria e se l’era vista sfuggire.Tony, gigante comprensivo e sensibile, guarda negli occhi tutto lo stadio, è pronto per nuove sfide, sa di essersi battuto al meglio e con lui i suoi compagni, compreso Southgate che gli piange sulle spalle.
di Charlie Del Buono, da https://ukfootballplease2002.blogspot.com - dicembre 2006
sabato 28 maggio 2011
1980 Un Juventus-Arsenal da ricordare..
“Ed ora per la Juventus è notta fonda” così Nando Martellini mercoledì 9 aprile del 1980 sanciva il passaggio del turno dell’Arsenal nella partita di ritorno della semifinale di Coppa delle Coppe tra la Juventus e gli inglesi. Una partita con gli italiani a giocare con il freno a mano tirato e l’Arsenal che a sprazzi cercava di segnare quel gol che gli sarebbe valsa la finale, fino a due minuti dalla fine, dopo un paio di rinvii di Bettega dalla propria area (e questo fa capire abbastanza della tattica attuata quella sera dalla Vecchia Signora), un’incursione di Graham Rix sulla fascia sinistra, il cross dal fondo ed un sorprendente e solitario Paul Vaessen sul secondo palo segnava indisturbato per la gioia dei numerosi tifosi inglesi presenti quella sera al Comunale di Torino. Liam Brady, in procinto di passare proprio alla squadra torinese a fine stagione, disse ” La nostra vittoria è meritata. La Juventus è stata troppo in difesa ha giocato manifestamente per lo 0-0, gli andava bene il pareggio e per questo che hanno addormentato il gioco. E dire che erano la squadra di casa”.La partita d’andata si era conclusa con un pareggio (1-1), favorevole alla Juventus ma dove non erano mancate le polemiche durante e soprattutto dopo la partita; un fallaccio di Bettega su David O’Leary al ‘23 del primo tempo che lo costrinse a lasciare il campo per Pat Rice. Il gol di Cabrini su rigore all’11 portava in vantaggio i Torinesi ed un autogol dello stesso Bettega rilanciava l’Arsenal nel finale, tante le occasioni per i Gunners, in special modo un grande Liam Brady autore di passaggi smarcanti per gli attaccanti inglesi Staplenton e Rix che non riuscirono a realizzare. Gli inglesi giocarono a Londra con questa formazione: Jennings, Devine, Walford (Vaessen), Talbot, O’Leary (Rice), Young, Brady, Sunderland, Staplenton, Price e Rix. Il giorno dopo i tabloid britannici riversavano tutto il loro astio sulle prime pagine, attaccando gli italiani ed in primis Roberto Bottega definito prima del match il più inglese degli italiani. Il Daily Mail riportava un “horror-tackle” ed i giornali domenicali, tra cui il News of the World, prevedevano a ragione: “A Torino sarà l’inferno”, solo il più titolato Times pensò di analizzare il match in maniera meno pesante e scrisse: “Le speranze dell’Arsenal cominciano a vacillare” .Secondo il “Daily Mail” la cronaca del fattaccio degli italiani attirò l’attenzione ancor più della decapitazione della Principessa Saudita Misha da parte del boia di Re Khaled, condannata per adulterio (in quei giorni questa notizia teneva banco su tutti i giornali del Regno Unito perchè ITV il canale privato inglese mandò in onda la sera del match di coppa una ricostruzione) e dopo la furia degli Emirati l’allora Ministro degli Esteri Britannico Carrington dovette chiedere personalmente scusa. Il Tackle di Bettega era stato veramente vergognoso ed incomprensibile, non ammetteva scuse e O’Leary, dopo essersi tolto i frammenti dei tacchetti dello scarpino dell’italiano, si era dovuto imbottire di antidolorifici ed antibiotici per esser presente nel match del sabato dopo contro il Liverpool dove, tra l’altro, secondo la stampa italiana giocò fin troppo bene.. La preoccupazione maggiore era per la partita di ritorno, ma non solo. Da lì a due mesi a Torino per i Campionati Europei si doveva giocare proprio Italia-Inghilterra, la “guerra era imminente” ed anche Ron Greenwood si disse preoccupato per eventuali incidenti che puntualmente ci furono in entrambe le gare...
Iscriviti a:
Post (Atom)