(ANSA) Non era mai successo, una protesta spontanea quanto inattesa contro Arsene Wenger alla quale involontariamente si e' unito anche la stella dell'Arsenal, Robin van Persie. L'incidente e' scoppiato domenica all'Emirates stadium, quando il manager francese ha sostituito il giovane Alex Oxlade-Chamberlain, fin li' tra i migliori in campo contro il Manchester United, con Andrey Arshavin. Una sostituzione che ha scatenato gli ululati dell'Emirates stadium, e anche la reazione di dissenso di Van Persie, immortalata dalle immagini televisive. Ma nonostante le critiche anche della stampa, Wenger ha difeso la sua scelta. ''Alex era affaticato e aveva subito un pestone al polpaccio - la difesa del tecnico alsaziano -. Faccio questo mestiere da 30 anni e ho fatto piu' di 50mila sostituzioni. Non mi devo giustificare con nessuno, anzi rivendico il diritto di fare come credo sia piu' giusto per la squadra. POsso capire la frustrazione dei tifosi quando non arrivano i risultati, la gente paga il biglietto e puo' esprimere le proprie emozioni. Non sono un dittatore, ma neppure devo lasciarmi influenzare dagli umori della piazza.
giovedì 26 gennaio 2012
In Arsene we trust
Piú volte questa scritta è comparsa sugli spalti dell’Emirates Stadium ma il credito che il tecnico francese aveva ammassato dal 1996, anno del suo arrivo nel nord di Londra, al 2004, stagione in cui i Gunners vinsero il titolo imbattuti, sembra assottigliarsi sempre di piú. Si sa, la pazienza dei tifosi, di alcuni piú che di altri, è inversamente proporzionale al numero di stagioni senza trofei. Piú queste aumentano, l’ultimo pezzo di metallo di un certo valore a finire in bacheca è stata la FA Cup nel 2005, piú la gente sugli spalti si agita. Con cadenza regolare tornano fuori i soliti argomenti: i tifosi biancorossi sono quelli che nel Regno Unito pagano i prezzi piú alti per vedere le partite della loro squadra in casa. Per questo motivo esigono, verbo non messo a caso, che il club spenda somme importanti per assicurarsi quei giocatori che invece regolarmente finiscono ad indossare maglie diverse. Non che l’Arsenal non ci provi, come la scorsa estate con Mata, ma sembra che nel momento in cui qualche nuova realtá con storia corta ma tasche molto lunghe, decida di puntare lo stesso giocatore per i Gunners non ci sia speranza. Basta a giocare al rialzo e i professionisti di questi tempi, di fronte a contratti miliardari, accettano magari di fare panchina nella piovosa Manchester, sponda celeste, piuttosto che capitanare una delle squadre piú gloriose d’Europa che gioca in una delle cittá piú affascinanti del mondo. Stessa cosa per molti ragazzi o professionisti salvati dall’oscuritá dal tecnico francese. Fatte le ossa all’Arsenal partono dopo un’annta decente denunciando una mancanza di ambizione che sono loro i primi a tradire. Wenger ha sempre mostrato, facendo seguire i fatti alle parole, di rifiutare di pagare somme principesche per giocatori discreti ma non eccezionali. Il suo scoprire talenti in ogni parte del mondo con un occhio al budget e un altro alle statistiche, gli è valsa l’eterna ammirazione anche di Billy Beane, allenatore di baseball e ormai famoso autore del libro Moneyball, da cui è stato tratto un film con Brad Pitt da poco nelle sale italiane. Ottime intenzioni, magari lo facessero tutti, e sicuramente per i padroni “dell’azienda” un comportamento da lodare ma, come il gruppo degli “indignati” dell’Emirates ama ripetere, “this is an FC not a PLC”. Quanto successo domenica scorsa dopo la sostituzione del giovane talento, pagato anche profumatamente per gli standard dell’Arsenal, Alex Oxlade Chamberlain è stato un chiaro segno del nervosismo che regna nei dintorni di Islington. Non ha aiutato che il giocatore scelto per sostituire colui che la folla aveva riconosciuto come miglior in campo fino a quel momento, fosse Andrei Arshavin, un calciatore fisicamente a Londra ma mentalmente in un altro emisfero. La cosa che fa infuriare i tifosi è che il russo neanche provi a nasconderlo. Il suo “body language” è quello di un calciatore deluso, non si sa da cosa, che preferirebbe magari farsi una passeggiata su Seven Sisters Road piuttosto che stare in campo in quel preciso momento. Persino a RVP è uscito d’istinto un “No!” appena si è accorto di quanto stava succedendo a bordo campo. Se prima era Almunia il capro espiatorio ora lui, Chamakh e quasi tutta la difesa sono saliti sul banco degli imputati e in molti sperano anche con almeno un piede su un areo con biglietto di sola andata. Il coro di “you don’t know what you’re doing” che è risonato nello stadio dopo che in pochi istanti dalla ormai famosa sostituzione il Man Utd aveva segnato il gol vittoria a tanti è sembrato esagerato. La persona a cui era diretto, il Professore, era sempre uno dei soli due allenatori a cui l’Arsenal ha dedicato un busto di bronzo. A Wenger è stato riconosciuto il merito di aver rivoluzionato, in meglio, il club così come avvenne con Herbert Chapman negli anni 30. Che poi sia lui a non voler spendere o che copra una societá ancora alle prese con il conto da pagare per il nuovo stadio sarebbe da vedere. Una cosa è certa: il francese ha controllo assoluto su qualsiasi questione inerente la prima squadra, e non solo, i suoi collaboratori non hanno voce in capitolo. Forse accentrare tutte le responsabilitá su sè stesso non è stata una mossa troppo astuta. Prima che ne paghi le conseguenze, e prima che i tifosi dei Gunners lo comincino a rimpiangere, sarebbe il caso che cercasse un aiuto.
di Stefano Faccendini, http://quandogliscarpinieranoneri.wordpress.com/
mercoledì 25 gennaio 2012
da TuttoMercatoWeb magazine (London Calling)
TuttoMercatoWeb magazine si può scaricare tramite il sito http://www.tmwmagazine.com/, nel numero di febbraio è uscita la recensione.
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