martedì 11 dicembre 2012

Nani e Walcott verso lo scambio?

Anche in Premier il mercato calcistico può celebrare scambi clamorosi: sull’asse Manchester United-Arsenal, potrebbe realizzarsi a gennaio l’affare Nani-Walcott. Il portoghese Nani, ora infortunato e con il contratto in scadenza nel 2014, è infatti caduto in disgrazia nel regno di Alex Ferguson e la sua cessione sembra la soluzione più probabile. Lo United vorrebbe utilizzarlo come pedina di scambio di un’operazione importante e l’obiettivo sarebbe Theo Walcott, che ha il contratto in scadenza nel 2013 e ha rifiutato finora le proposte di rinnovo dell’Arsenal. Nani, 26 anni, fu pagato dallo United nel 2007 16,8 milioni di euro. La sua valutazione è aumentata. Guadagna 108 mila euro la settimana e ha chiesto un aumento per salire a quota 156 mila: lo United ha rifiutato. Walcott guadagna invece molto di meno e l’Arsenal non offre più di 100 mila euro la settimana: ecco i motivi che hanno portato l’attaccante inglese a guardarsi intorno e a considerare l’ipotesi di un addio.
 L’Arsenal ha altri affari in corso. Wenger vuole Mapou Yanga-Mbiwa, 23 anni, difensore e capitano del Montpellier: non è un acquisto impossibile. Il Southampton tratta invece il colombiano Carlos Sanchez, parcheggiato ora in Cile ai Rangers: è un’operazione da 2,5 milioni di euro. Il Manchester City, dove non è tramontata l’idea-De Rossi, guarda sempre alla serie A: piace Obiang della Sampdoria. Secondo il Mirror, Mancini intende fare la spesa anche in Brasile: nel mirino Paulinho del Corinthias, 24 anni, valutato 15 milioni di euro. Demba Ba potrebbe lasciare a gennaio il Newcastle: Arsenal e Liverpool le possibili destinazioni. Il Newcastle avrebbe individuato l’erede in Remy, 25 anni, centravanti del Rennes. A gennaio, la Premier dovrebbe festeggiare un ritorno. L’australiano Tim Cahill, ora ai Red Bulls di New York, potrebbe giocare in prestito tre mesi: piace a QPR e Sunderland. Il Blackburn, Championship, chiama il portiere statunitense Brad Friedel, 41 anni, del Tottenham: gli viene offerto un ruolo di giocatore-allenatore.
da http://www.gazzetta.it

sabato 8 dicembre 2012

PL ARSENAL-WEST BROMWICH= 2-0

Servono due calci di rigore all’Arsenal per battere la sorpresa di questa Premier League, il West Bromwich e rimanere in corsa per l’Europa. Un match praticamente dominato dagli uomini di Wenger ma risolto solo dalla doppietta di Arteta dagli undici metri. Nel primo caso la decisione dell’arbitro è dubbia con Reid che sfiora appena Cazorla al ventesimo minuto. Caduta abbastanza accentuata da parte dello spagnolo e vantaggio Arsenal. Padroni di casa vicinissimi al raddoppio dieci minuti più tardi, stavolta su azione con la conclusione di Gervinho messa in angolo in modo splendido dall’estremo difensore del West Brom. Spingono i Gunners e per vedere una semplice reazione ospite bisogna attendere gli ultimi minuti della prima parte di gioco con Mulumbu. Da segnalare l’infortunio di Ridgwell dopo appena sette minuti di gioco e il cambio obbligato per il West Brom. Non cambia la storia nella ripresa. Wenger conferma l’undici iniziale ed è Gervinho a far vedere le cose migliori. Minuto 59 e l’attaccante perde l’attimo solo davanti al portiere avversario. Pallone sul fondo. Passano appena due minuti e l’arbitro concede il secondo rigore del match. Messo giù Chamberlain in area e stavolta non ci sono dubbi. Dagli undici metri, ancora Arteta non sbaglia per il raddoppio che chiude il match. da http://it.eurosport.yahoo.com
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Arsenal: Szczesny, Sagna, Mertesacker, Vermaelen, Gibbs, Arteta, Wilshere, Oxlade-Chamberlain (Coquelin 77), Cazorla (Podolski 87), Giroud, Gervinho (Rosicky 81)
Goals: Arteta 26 (pen), 64 (pen)
West Brom: Myhill, Reid, Olsson, Ridgewell (Popov 6), McAuley, Morrison, Brunt, Mulumbu, Gera (Rosenberg 75), Long, Odemwingie (Lukaku 62),
Referee: Mike Jones
Attendance: 60,083
Table. 36 Man United, 33  Man City, 29 Chelsea. 26 Tottenham, West Brom, 24 Arsenal, 23 Everton, Swansea, Stoke...

All'Emirates la partita è festa

Mentre i tifosi italiani fuggono dagli stadi, quelli inglesi e tedeschi li riempiono e si mettono in lista d'attesa per entrarci. Ma cos'avranno di così speciale le astronavi che, qui da noi, il pubblico sogna e i presidenti tentano disperatamente di studiare? Un weekend all'Emirates Stadium, la casa dell'Arsenal dal 2006, può aiutare a capire. A una condizione: vivere l'esperienza da tifoso, senza i filtri degli uffici stampa. Perdonate l'"io" ma da questo momento svesto i panni del giornalista e passo dalla parte del pubblico.
Una veduta esterna dell'Emirates Stadium.
Una veduta esterna dell'Emirates Stadium.
VIGILIA — Arrivo a Londra il giorno prima della partita di Premier con il Swansea. Il tour dell'Emirates, imponente nella sua solitudine, è d'obbligo. Per un soffio manco la visita accompagnata da una leggenda dei Gunners: sì perché una volta al giorno, all'ora di pranzo, a fare da Cicerone è un ex calciatore, da John Radford a Lee Dixon. C'è tanta gente in coda, compresi una ventina di studenti. Armato di un'audioguida, disponibile in otto lingue, inizio il percorso in piena autonomia, altra novità introdotta di recente per soddisfare chi detesta i gruppi. Dagli spogliatoi al tunnel che conduce al campo, dalle sale esclusive al museo. Il sottofondo è un mix di informazioni, aneddoti, interviste che scorrono sul palmare in dotazione. Scopro che qui dove sorge l'Emirates c'era un centro di riciclaggio che l'Arsenal ha dovuto ricostruire altrove. Tirar su questa meraviglia non è stata una barzelletta. I costi iniziali di 200 milioni di sterline sono schizzati alla fine a 390 perché non si è trattato solo di edificare il nuovo impianto da 60 mila posti ma pure di riqualificare l'intero quartiere di Islington. Solo fondi privati, con un pool di banche a condividere il rischio perché la scommessa aveva una ragion d'essere. L'Arsenal non solo sta ripagando i debiti senza rinunciare a bilanci in attivo ma ha pure sviluppato una branca immobiliare: la vendita di oltre 600 appartamenti sorti sul vecchio Highbury ha generato profitti per più di 100 milioni di sterline, e c'è ancora in ballo un progetto di edilizia popolare a Queensland Road. I ricavi da stadio sono passati da 44 a 94 milioni di sterline e il fatturato dei Gunners è il quinto più alto in Europa. Ma non ci sono solo i risultati economici. C'è una passione che si è rinnovata mischiando riti antichi e modernismo. Il giorno della partita è qualcosa di speciale. A cominciare dalle tappe d'avvicinamento al fischio d'inizio. Decido di mettermi in cammino due ore prima, in un classico sabato consacrato al calcio. Transitando dalla stazione di St Pancras, uno degli snodi della capitale inglese, non si può non notare lo zigzagare di sciarpe e cappelli dai mille colori: sono i tifosi di questa o quella squadra diretti al Loftus Road o al Craven Cottage o ancora più fuori. Ma Londra, con 10 team fra Premier e Championship, fa storia a sé. E l'invidia per questo melting pot del tifo non è solo italiana. Quando, però, sulla metro un ragazzo si toglie la felpa e resta con la maglia del Swansea, andandosi ad accomodare accanto a un visibile Gunner, l'invidia sale eccome. E cresce ancor di più fuori dalla fermata di Arsenal: bancarelle di merchandising biancorosso, rigorosamente autorizzato, altro che tarocchi. La processione verso lo stadio è ordinata e gioiosa assieme. Quel che colpisce è la normalità: la polizia c'è ma resta discreta, vengo persino inghiottito da una contestazione animata da alcune centinaia di tifosi dell'Arsenal, che ce l'hanno con le recenti politiche societarie, inclusi i prezzi troppo alti dei biglietti. Ma l'atmosfera, in generale, è quella di una festa.

Costato 390 milioni di sterline, il tempio dei Gunners ne ricava 94 all'anno. Fuori si vendono solo prodotti ufficiali
PAPÀ E FIGLIO — Tante, tantissime famiglie, tanti, tantissimi bambini. Come Gary McCarthy, che tifa Qpr ma porta all'Emirates il figlio Lewis, 12 anni, fedelissimo dei Gunners: "È bello arrivare 1-2 ore prima del match, visitare il negozio, magari pure il museo (aperto anche nel giorno della gara, ndr), mangiare un burger, seguire il riscaldamento dei giocatori. Mi sento molto sicuro a portare mio figlio allo stadio, vent'anni fa non l'avrei fatto. Rispetto ad Highbury la vista è fantastica da tutti i punti. Inoltre, con la red card, abbiamo la priorità per l'acquisto dei biglietti, con sconti per le famiglie, e possiamo partecipare agli eventi del Junior Gunners come la festa di Halloween organizzata dentro lo stadio". Il pre-partita è un piatto ricco. The Armoury, il gigantesco negozio dell'Arsenal, viene preso d'assalto: la prima maglia di gioco costa 45 sterline, un prezzo ragionevole in relazione al costo della vita, e puoi personalizzarla sul momento. Per accedere all'interno dell'impianto c'è un solo controllo, niente zone di filtraggio. Passo allo scanner il biglietto acquistato da un sito di ticketing internazionale - avevo tentato coi canali ufficiali, ma lo stadio è sempre sold out e le poche scorte sono riservate ai membri -, incasso un sorriso dallo steward e il tornello si apre. Mi trovo nel settore più popolare, con un posto dietro alla porta e il seggiolino imbottito da Vip, in mezzo ai sostenitori del Swansea che si ostinano a restare in piedi. In Inghilterra la battaglia contro la violenza è stata vinta a tal punto che la Football Supporters' Federation ha lanciato una campagna per ripristinare le "standing areas", come già avviene in Bundesliga. Prima del match c'è stato il tempo di assistere sugli schermi posizionati nel ventre dello stadio agli ultimi minuti di West Ham-Chelsea, addentando un pie e sorseggiando una birra. Blitz veloce ai bagni (ce ne sono 900), incredibilmente puliti e non maleodoranti. Comincia lo spettacolo, fa freddo ma senti il calore di un'esperienza collettiva e totalizzante. Unica.
di Marco Iaria, da http://www.gazzetta.it