venerdì 14 aprile 2017

L’Arsenal senza Champions rischia il primo bilancio in rosso dal 2002

Con il rischio di non qualificarsi alla Champions League nella prossima stagione l’Arsenal vede all’orizzonte per la prima volta dal 2002 la concreta possibilità che il bilancio 2017 si chiuda in perdita per un valore intorno ai 30 milioni di euro.
Nei mesi scorsi CF calcioefinanza.it aveva evidenziato – analizzando i conti degli ultimi anni – il particolare modello di business del club londinese, che ha privilegiato la stabilità alle vittorie negli ultimi due decenni in cui Arsene Wenger è stato alla guida della squadra, e che – soprattutto – nemmeno la costruzione dello stadio Emirates aveva messo in difficoltà dal punto di vista economico come potrebbe accadere ora in caso di mancato approdo nell’Europa che conta. Complessivamente Wenger ha saputo condurre la propria squadra sempre ai primi 4 posti di un campionato difficile come la Premier League e detiene anche il record di 18 partecipazioni consecutive in Champions League.
Non farcela per il 19esimo anno avrebbe risvolti pesanti che ripropongono per tutti i top club il tema della necessità di un business model che possa prescindere dagli incassi Champions. L’ultima perdita dell’Arsenal – come detto – si è registrata nel 2002 con un rosso di 20,6 milioni di sterline.

Negli anni successivi la vendita immobiliare del vecchio Highbury ha contribuito ad alti profitti, in particolare tra il 2008 e il 2012. Nel 2016, tuttavia, gli utili sono scesi a 2,9 milioni di sterline, il punto più basso in 14 anni.
La prospettiva di guadagnare 17 milioni di sterline dall’Europa League anzichè i 45 milioni degli ultimi anni di Champions League darebbe una frenata ai conti.
L’Arsenal è sulla buona strada per realizzare un profitto in questa stagione, in particolare con i soldi del nuovo accordo sui diritti tv della Premier League. Tuttavia, soprattutto se il club dovesse spendere pesantemente su nuovi acquisti per potersi rilanciare, l’ipotesi di rosso è concreta. E i margini di manovra non sono moltissimi, anche perchè – ad esempio – il club ha già i più alti prezzi dei biglietti nel calcio inglese. da http://www.calcioefinanza.it

giovedì 13 aprile 2017

ARTICOLO. Condividere lo stesso stadio fra squadre rivali.

Condividere lo stesso stadio fra squadre rivali può essere un'ipotesi inaccettabile a certe latitudini calcistiche. Scopriamo la storia di quando Arsenal e Tottenham si comportarono da buoni vicini di casa.
A pensarci oggi sembra impossibile. Con il Tottenham obbligato a giocare la prossima stagione, 2017/2018, in uno stadio temporaneo - in attesa del completamento dei lavori del nuovo impianto - il "no" dell'Arsenal è sempre stato ribadito piuttosto fermamente.

"Non ne abbiamo bisogno e nessuno ce l'ha chiesto. Abbiamo faticato molto per costruirci il nostro stadio",dichiarava Wenger a inizio 2016. Di offrire ospitalità ai rivali storici in casa propria non se ne parla, un gesto probabilmente fuori dal tempo nel calcio attuale.

Ma c'è stato un momento della storia in cui l'Arsenal offrì al Tottenham l'utilizzo del proprio stadio. E il Tottenham, successivamente, ricambiò il favore.
Una storia di cavalleria e di gentiluomini che ci porta negli anni '20 e '40 del Novecento, in concomitanza con le due guerre mondiali. Se oggi l'Arsenal si rifiuterebbe categoricamente di ospitare il Tottenham all'Emirates Stadium (con grande sollievo dei suoi tifosi), durante la I Guerra Mondiale offrì l'utilizzo di Highbury ai "cugini", mentre White Hart Lane era stato chiuso e rilevato dal Dipartimento della Guerra britannico.
Lo stadio degli Spurs era stato temporaneamente trasformato in fabbrica di armamenti nel settembre 1916, in particolare per la produzione di maschere antigas. L'Arsenal decise di offrire l'utilizzo di Highbury, così come fece il Clapton Orient - oggi Leyton Orient - con il suo Millfields Road.
Il Tottenham esordì ad Highbury, come squadra di casa, il 16 settembre 1916, perdendo 2-3 contro il Luton Town in una partita del "London Combination" ⁽*⁾, torneo regionale per le squadre di Londra, istituito negli anni della guerra dopo lo stop dei campionati ufficiali.
6.000 persone accorsero per quella gara e, nei tre anni successivi, gli Spurs giocarono un totale di 32 partite ad Highbury, l'ultima contro il QPR, il 12 aprile 1919.
Così com’era accaduto per gli Spurs, anche l’Arsenal si trovò a dover fare i conti con le conseguenze della guerra. Durante il secondo conflitto mondiale, Highbury venne trasformato in presidio ARP – Air Raid Precautions, centro di controllo e prevenzione dagli attacchi aerei che potevano colpire Londra.

I Gunners non avevano più un campo dove giocare le proprie partite e il Tottenham, memore dell’ospitalità offerta nel 1916, ricambiò il favore, offrendo l’utilizzo di White Hart Lane.
La prima gara “casalinga” dell’Arsenal a White Hart Lane si giocò il 21 ottobre 1939: terminò con una vittoria per 8-4 contro il Charlton in uno dei campionati locali organizzati nella pausa bellica forzata, la South A Division – che l’Arsenal finirà per vincere nella primavera successiva.

Furono 8.934 gli spettatori di Arsenal-Charlton ma va detto che alcuni settori di White Hart Lane non erano aperti al pubblico. Durante la guerra, infatti, non era permesso radunare troppe persone in un solo luogo, per motivi di sicurezza. Inoltre alcune parti dello stadio del Tottenham erano utilizzate come magazzino per conservare gli oggetti e gli effetti personali degli abitanti del quartiere che avevano dovuto abbandonare le proprie case durante i bombardamenti.
L’Arsenal – che poi si ritroverà lo stesso Highbury bombardato durante il conflitto – giocherà un totale di 133 partite a White Hart Lane, compresa un’amichevole contro la Dinamo Mosca il 21 novembre 1945, durante il tour britannico della squadra russa.
Leggenda vuole che i Gunners abbiano mantenuto il blu nei calzettoni anche negli anni del secondo dopoguerra, come gesto di riconoscenza nei confronti dei cugini/rivali. È in realtà improbabile confermarlo, dato che il blu era presente nella divisa dell’Arsenal già dagli anni ’20.


Successivamente, verso la fine degli anni ‘70, tornò in auge l’idea di uno stadio condiviso fra Tottenham e Arsenal. Non più per cause esterne ma per un ambizioso piano di rinnovamento che coinvolgeva il destino dell’Alexandra Palace. Le sorti dell’enorme palazzo vittoriano a nord di Londra – oggi famoso come sede di concerti e grandi eventi, tra cui le finali mondiali di freccette – erano argomento di dibattito e si era fatta largo l’idea di demolirlo, costruendo al suo posto un nuovo stadio da 70.000 posti che ospitasse Arsenal e Tottenham - e anche la Nazionale inglese (con tanti saluti a Wembley, evidentemente).

L’idea, sul momento, parve così esaltante da far titolare al Daily Express un fiducioso “ARSENAL HOTSPURS!”, consigliando anche alle squadre di Manchester e Liverpool di seguire presto l’esempio. Si pensò anche a nuove linee e metodi di trasporto dal centro di Londra (tra cui una monorotaia!) verso il “nuovo” stadio, per rendere praticabile un’idea che in realtà non lo era e che, nel 1979, venne definitivamente accantonata.
Nonostante lo stadio condiviso sia, quindi, una consuetudine "normale” alle nostre latitudini, è improbabile replicarlo nell’ambito inglese, dove la forte appartenenza locale del Club si rivela principalmente nella proprietà dell'impiantoo.
Ma, al netto di qualche proposta più o meno credibile, c’è stato un momento in cui Arsenal e Tottenham si prestarono a vicenda le chiavi di casa, mettendo da parte la rivalità e comportandosi secondo le norme del buon vicinato.
⁽*⁾ il London Combination, dopo la ripresa dei campionati, si trasformò in "Football Combination", torneo dedicato alle squadre riserve dei Club professionistici dell'Inghilterra del sud, Midlands e Galles. Con l'avvento della nuova Reserve League della Premier League, il Football Combination perse rilevanza e dal 2012 non è più attivo.
di Antonio Cunazza, da http://www.archistadia.it

Il Totteringham Day quest’anno non ci sarà

Dalla stagione 1992/93, l’annata inaugurale della Premier League, il Tottenham è riuscito a chiudere la stagione davanti all’Arsenal soltanto nel 1994/95: sono 21 stagioni che non riesce a replicare. È così che nasce il St.Totteringham’s Day, il punto della stagione di Premier League in cui il Tottenham non può più finire davanti agli odiati rivali dell’Arsenal. I tifosi dei Gunners festeggiano ogni anno in un momento diverso dell’anno. Dal 1995 l’appuntamento varia a seconda della situazione di classifica delle due squadre, ma è un appuntamento divenuto ormai celeberrimo.
Lo scorso anno i tifosi dei Gunners hanno dovuto attendere fino all’ultima giornata per celebrare l’appuntamento: il Tottenham, che veniva dalla sconfitta per 2 a 0 sul campo del Chelsea con cui aveva detto addio al titolo di Premier, cadeva per 5 a 1 a Newcastle. Con la vittoria dell’Arsenal per 4 a 0 sul retrocesso Aston Villa all’Emirates Stadium, i tifosi dei Gunners potevano finalmente festeggiare. Arsenal 71, Tottenham 70: festa pronta.
Secondo quanto riportato dal Mirror, riprendendo un thread del 2002 pubblicato sul fan site Arse Web, l’appuntamento ha preso piede dal 2002 circa, mentre ha cominciato ad avere spazio nei media mainstream intorno al 2010. Con la vittoria per 4 a o contro il Watford, arrivata nel turno in cui l’Arsenal perdeva 3 a 0 in casa del Crystal Palace, il distacco in favore degli Spurs è di 14 punti, anche se con due gare in più giocate.
Mentre il Tottenham si trova quindi a lottare per recuperare il distacco dal Chelsea di Conte, con 7 gare ancora da disputare, sembra altamente improbabile che l’Arsenal possa colmare il margine. Non esiste al momento un equivalente per quanto riguarda gli Spurs, ma certamente i tifosi del Tottenham sapranno come festeggiare l’evento atteso 21 stagioni. da http://www.rivistaundici.com