lunedì 16 dicembre 2019

Caso Uiguri - Il casino tra Arsenal, Özil e Cina, insomma

Non è stato un bel fine settimana per Mesut Özil: nel weekend vero e proprio è stato negativamente protagonista della sconfitta, nettissima, dell'Arsenal contro il Manchester City (3-0 per i Citizens), venendo sostituito prima della fine della partita e reagendo con un gesto un po' brusco al richiamo in panchina, ma soprattutto, nella giornata di venerdì, è stato protagonista di uno scontro piuttosto frontale con uno dei più sgradevoli avversari con cui può capitare di scontrarsi: la Cina. Il centrocampista tedesco ha infatti postato un messaggio sul suo profilo Instagram scrivendo: «[In Cina] i Corani vengono bruciati, le moschee chiuse, le scuole islamiche bandite, vengono uccisi religiosi, e nonostante tutto questo, i musulmani stanno in silenzio».
Si è poi riferito agli Uiguri, l'etnia turcofona di religione musulmana a cui si riferiva, «guerrieri che resistono alla persecuzione». Recentemente il New York Times ha pubblicato il contenuto di un report di 400 pagine da cui emerge «un piano di detenzione di massa da parte del governo cinese della minoranza uigura e più in generale nei confronti della popolazione musulmana dello Zinjiang e non solo», scrive Simone Pieranni sul Manifesto.
Un canale televisivo di proprietà dello stato, in risposta alle dichiarazioni di Özil, ha cancellato la programmazione della partita dei Gunners contro il City. Sul social network cinese Weibo in migliaia di utenti hanno accusato il centrocampista tedesco di origine turca di aver creduto a “fake news” costruite per danneggiare il governo di Xi Jinping, l'hanno attaccato e hanno mostrato magliette dell'Arsenal fatte a pezzi o bruciate.
L'Arsenal, da parte sua, evidentemente deciso di limitare i danni economici di un eventuale prolungato boicottaggio cinese: ha pubblicato un comunicato proprio su Weibo in cui sottolinea la sua distanza da qualsiasi linea politica, dichiarando di non condividere la linea del suo giocatore, e relegando il commento di Özil come “personale”. «Come squadra di calcio, l'Arsenal ha sempre seguito il principio di non legarsi a nessuna linea politica», si legge. Pochi giorni fa, tuttavia, l'Arsenal non ha commentato il tweet del difensore Héctor Bellerin, che invitava a votare alle elezioni generali britanniche e includeva l'hashtag #FuckBoris, riferito al candidato conservatore pro-Brexit Johnson. Una fonta ha dichiarato che il tweet di Bellerin non è stato condannato in quanto aveva raggiunto una audience limitata, eppure, a prescindere dalle opinioni su Johnson, il doppio standard dei Gunners dimostra ancora una volta la debolezza di un management che si specchia perfettamente con quello che accade in campo e in panchina. da https://www.rivistaundici.com/

domenica 15 dicembre 2019

PL ARSENAL-MANCHESTER CITY= 0-3



Goals: 2'De Bruyne, 15'Sterling, 40'De Bruyne,
Arsenal. Leno, Maitland-Niles, Chambers, Sokratis, Kolasinac (Saka 40); Guendouzi, Torreira (Willock 81); Pepe, Ozil (Smith Rowe 56), Martinelli, Aubameyang.
Subs not used: Lacazette, Luiz, Nelson, Martinez.
Manager: Freddie Ljungberg
Manchester City. Ederson, Walker, Otamendi, Fernandinho, Mendy (Zinchenko 85); Rodri, Gundogan (Mahrez 71); Sterling, De Bruyne, Foden (Bernardo 56); Jesus.
Subs not used: Bravo, Angelino, Joao Cancelo, Garcia.
Manager: Pep Guardiola
Booked: Fernandinho, Rodri, Gundogan, Mendy, 
Sokratis,
Referee: Paul Tierney (Lancashire)
Attendance. 60.031

Table. 49.Liverpool, 39.Leicester, 35.Manchester City, 29.Chelsea, 26.Tottenham, 25 Manchester United, Sheffield United, 24.Wolverhampton....
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L'Arsenal non riesce a riprendersi dalla crisi, mentre il Manchester City sfrutta il passo falso del Leicester per rosicchiare due punti in classifica. Decisivo Kevin De Bruyne, con una doppietta ed un assist per Sterling. Spaesata e poco convinta la squadra di casa.
La ripresa, se possibile, vede l'Arsenal ancora più in difficoltà. Fredrik Ljungberg prova a mischiare le carte in tavola con l'ingresso in campo di Saka, Smith-Rowe e Joe Willock. I giovani talenti dell'Arsenal vengono applauditi dall'Emirates ma non riescono ad incidere sulla partita, con una corazzata, come quella del Manchester City, in pieno controllo della partita. Nemmeno negli ultimissimi minuti la squadra di casa riesce ad attuare un forcing offensivo per creare pericoli dalle parti di Ederson. La vittoria della formazione di Pep Guardiola non è mai stata in discussione.Continua il pessimo momento dell'Arsenal e lo si capisce fin dalle prime battute di gioco. Passano soltanto due minuti dal fischio d'inizio dell'arbitro e Kevin De Bruyne fa capire di essere in una giornata di grazia, segnando il goal del vantaggio. L'Arsenal prova a palleggiare ma il Manchester City ogni volta che arriva in area di rigore punisce i Gunners: dopo un quarto d'ora il punteggio parla già di uno 0-2 con la firma del solito Sterling, servito guarda caso da De Bruyne. Per concludere in bellezza il primo tempo, il centrocampista belga poi segna il terzo goal con un mancino al bacio da fuori area e sfiora anche il poker con un tiro potente e preciso che si stampa sul palo dopo la deviazione di Leno. da https://www.goal.com

sabato 14 dicembre 2019

Arsenal, il ricordo di Lehmann: "Invincibili, ma litigavamo ogni giorno"

Jens Lehmann tra i pali, protetto da una linea difensiva formata da Lauren, Kolo Touré, Sol Campbell e Ashley Cole. Patrick Vieira e Gilberto Silva in mediana, all'ala Freddie Ljungberg a destra e Robert Pires a sinistra. In attacco Dennis Bergkamp e Thierry Henry, in panchina Arsene Wenger e talenti come Parlour, Edu, Wiltord e Reyes. Era questa la formazione dell'Arsenal degli "Invincibili", la squadra capace di scrivere la storia dominando l'edizione 2003/2004 della Premier League senza perdere una sola gara.

Un'impresa riuscita in precedenza soltanto al Preston North End, che però la realizzò nella prima edizione del campionato inglese datata 1888/1889, un torneo durato appena 4 mesi per un totale di 22 giornate. Con tutto il rispetto possibile, assolutamente un altro calcio rispetto a quello giocato nella patria del football all'inizio del XXI secolo. L'Arsenal degli Invincibili fu un piccolo grande capolavoro, una squadra sulla carta forte ma non imbattibile che riuscì a volare sulla concorrenza grazie al perfetto incastro dei numerosi componenti tecnici, atletici e umani presenti. Chi ha sempre pensato che uno dei segreti di quella squadra meravigliosa fosse uno spogliatoio unito, però, dovrà ricredersi dopo le confessioni di Jens Lehmann, portiere tedesco che proprio nell'estate precedente a quell'indimenticabile campionato arrivò dal Borussia Dortmund per sostituire l'iconico David Seaman. Punto fermo di quella squadra, l'estremo difensore - transitato in precedenza anche dal Milan - ha raccontato in un'intervista a The Athletic che in realtà l'aria che si respirava all'interno del gruppo fosse spesso incandescente. In una carriera durata più di vent'anni, Jens Lehmann ha collezionato oltre 800 presenze tra club e Nazionale. All'attivo anche due gol, realizzati ai tempi dello Schalke, uno su calcio di rigore e uno con un'incursione su corner ai danni del Borussia Dortmund, sua futura squadra. Per ben 10 stagioni pilastro dello Schalke 04, club in cui si è affermato e con cui ha vinto la Coppa UEFA 1996/1997 ai danni dell'Inter guidata da Roy Hodgson, Lehmann decide di mettersi alla prova oltre confine alla soglia dei trent'anni, nel 1998, anno in cui si trasferisce al Milan. Quella della Serie A è però un'esperienza disastrosa, che dura lo spazio di appena 6 mesi e di un pugno di partite, sufficienti però a sancire il suo ritorno in Germania al Borussia Dortmund. Frettolosamente bollato come "bidone", sarà capace di rifarsi prima al Borussia Dortmund e poi all'Arsenal, club con cui riesce finalmente a conquistare un posto da titolare fisso in Nazionale dopo essere vissuto a lungo all'ombra di Oliver Kahn. C'è lui tra i pali della Germania nei Mondiali casalinghi del 2006, c'è sempre lui a difendere la porta dell'Arsenal per 4 stagioni, prima di essere scavalcato dallo spagnolo Almunia. Chiude la carriera nello Stoccarda, anche se l'ultima gara la giocherà con l'Arsenal il 13 marzo 2011, a 42 anni, portiere d'emergenza per i Gunners che hanno perso per infortunio Fabianski e Szczesny nella vittoria per 3-1 sul campo del Blackpool. 200 presenze con il club londinese, Lehmann ha ricordi particolarmente piacevoli del suo periodo in Premier e non solo racconta di come nello spogliatoio non tutti andassero d'amore e d'accordo, ma lascia intendere che forse anche questo sia stato alla base del successo degli "Invincibili": da https://www.foxsports.it