sabato 21 dicembre 2019

Arsenal, le verità di Emery: "Perdevamo, ma tutti pensavano al mio inglese"

“La barriera linguistica diventa più grande agli occhi delle persone, a causa dei risultati. Penso che se i risultati fossero stati positivi, le cose sarebbero andate come nella stagione precedente: le persone mi avrebbero permesso di sbagliare e avrebbero trovato il mio inglese più accettabile anziché soffermarsi sui miei errori quando parlavo”. Unai Emery torna a parlare dopo l’esonero dalla panchina dell’Arsenal e lo fa in un’intervista concessa alla BBC Sport proprio nelle ore successive all’annuncio di Arteta come nuovo allenatore dei Gunners. L’allenatore spagnolo racconta gli ultimi mesi difficili vissuti alla guida dell’Arsenal: “Chi mi sta vicino mi vedeva e mi diceva che si notava che stavo soffrendo. Era vero, ma era una cosa normale. Quando una squadra non vince, l’allenatore soffre. E quando si perdono diverse partite di fila, soffre ancora di più. Ho parlato con i giocatori cercando di trovare soluzioni, ma i risultati non sono arrivati ugualmente. In situazioni del genere è l’allenatore quello che corre più rischi”.

"Pensare che si parlava di rinnovo…"
E infatti, l’esonero è puntualmente arrivato nelle scorse settimane: “Quando il direttore sportivo Sanllehi mi ha comunicato l’esonero, era triste anche lui. Ma la situazione mia all’Arsenal era diventata insostenibile anche per la contestazione di una parte della tifoseria. Penso che con un po’ più di pazienza avremmo potuto cambiare le cose, però capisco chi deve prendere le decisioni”, ha proseguito Emery. Che racconta le diverse fasi della sua avventura sul club inglese: “La nostra prima stagione non è stata male, avrei voluto vincere l’Europa League, ma siamo stati in corsa per la Champions fino all’ultima giornata. Era la mia prima stagione in Inghilterra, ho iniziato bene e si parlava di rinnovo. Ero contento”. L’ex allenatore dei Gunners prosegue: “Quest’anno ci siamo rinforzati, a un certo punto eravamo terzi. Ma all’improvviso abbiamo cominciato a ottenere brutti risultati a perdere stabilità e fiducia. All’improvviso si era rotto tutto, non eravamo più capaci di vincere una partita. È stato un periodo terribile”, ha concluso Emery.

venerdì 20 dicembre 2019

Arsenal, Arteta è il nuovo allenatore: è ufficiale.

L’Arsenal ha un nuovo allenatore ed è Mikel Arteta. Confermata dunque la notizia degli ultimi giorni per cui i Gunners si sarebbero affidati al vice di Pep Guardiola al Manchester City per il dopo Emery. L’ex giocatore di Everton e Arsenal, infatti, ha avuto il benestare dei Citizens per accordarsi con un’altra società e i londinesi hanno potuto ufficializzare il suo arrivo. "Siamo lieti di annunciare che Mikel Arteta è il nostro nuovo allenatore a partire da domenica. Mikel, ex capitano delal squadra, ha giocato in questo club per cinque stagioni, dal 2011 al 2016 e ha firmato un contratto di tre anni e mezzo. Il suo staff sarà annunciato il prima possibile" si legge sul sito ufficiale del club.

Attraverso la nota con cui è stato comunicato il suo insediamento, Mikel Arteta ha voluto rilasciare le sue prime dichiarazioni come nuovo allenatore dell’Arsenal: "Questo è un onore enorme. L'Arsenal è uno dei più grandi club al mondo. Abbiamo bisogno di essere competitivi per i trofei migliori e questo mi è stato reso subito chiaro nelle discussioni avute con Stan e Josh Kroenke, e con le persone di maggior rilevanza. Tutti sappiamo che c'è molto lavoro da fare per raggiungere questi obiettivi, ma sono fiducioso che ce la faremo. Sono abbastanza realistico da sapere che non succederà già domani ma la squadra attuale ha molto talento e c'è un grande flusso di giovani calciatori che arrivano dal vivaio".

Tanta la soddisfazione della proprietà del club: ad esprimerla è Josh Kroenke, che ha parlato del conto del direttivo dell’Arsenal e dei proprietari, la Kroenke Sports & Entertainment: "Siamo molto lieti di aver riportato Mikel all’Arsenal. Ormai conosce le nostre aspettative e quelle dei tifosi di tutto il mondo, sono alte, e siamo fiduciosi che potrà giocare un ruolo fondamentale nel riportare il club ai livelli che tutti noi desideriamo. Voglio anche ringraziare Freddie Ljungberg per averci guidato capacemente in queste ultime tre settimane. Si è fatto trovare subito pronto nonostante il poco preavviso e ci ha aiutato in questo momento complesso con grande professionalità". Linea ribadita anche dal capo delle operazioni sportive, Raul Sanllehi: "Abbiamo incontrato diversi candidati di altissimo livello e Mikel si è imposto ad ognuno di noi come persona perfetta per questo ruolo. Lui capisce cos’è l’Arsenal e cosa significhi per i nostri tifosi sparsi per il mondo. Attendiamo con ansia che si metta a lavoro traendo tutto il meglio dalla nostra squadra così da lavorare per rimettere la stagione sui binari giusti. Devo anche rendere omaggio a Freddie Ljungberg per il suo duro lavoro e la leadership dimostrata. Insieme a Per Mertesacker hanno svolto un compito vitale per noi in circostanze difficili. Loro due sono parti importanti della famiglia Arsenal e hanno profondamente a cuore le sorti del club". da https://sport.sky.it/

lunedì 16 dicembre 2019

Caso Uiguri - Il casino tra Arsenal, Özil e Cina, insomma

Non è stato un bel fine settimana per Mesut Özil: nel weekend vero e proprio è stato negativamente protagonista della sconfitta, nettissima, dell'Arsenal contro il Manchester City (3-0 per i Citizens), venendo sostituito prima della fine della partita e reagendo con un gesto un po' brusco al richiamo in panchina, ma soprattutto, nella giornata di venerdì, è stato protagonista di uno scontro piuttosto frontale con uno dei più sgradevoli avversari con cui può capitare di scontrarsi: la Cina. Il centrocampista tedesco ha infatti postato un messaggio sul suo profilo Instagram scrivendo: «[In Cina] i Corani vengono bruciati, le moschee chiuse, le scuole islamiche bandite, vengono uccisi religiosi, e nonostante tutto questo, i musulmani stanno in silenzio».
Si è poi riferito agli Uiguri, l'etnia turcofona di religione musulmana a cui si riferiva, «guerrieri che resistono alla persecuzione». Recentemente il New York Times ha pubblicato il contenuto di un report di 400 pagine da cui emerge «un piano di detenzione di massa da parte del governo cinese della minoranza uigura e più in generale nei confronti della popolazione musulmana dello Zinjiang e non solo», scrive Simone Pieranni sul Manifesto.
Un canale televisivo di proprietà dello stato, in risposta alle dichiarazioni di Özil, ha cancellato la programmazione della partita dei Gunners contro il City. Sul social network cinese Weibo in migliaia di utenti hanno accusato il centrocampista tedesco di origine turca di aver creduto a “fake news” costruite per danneggiare il governo di Xi Jinping, l'hanno attaccato e hanno mostrato magliette dell'Arsenal fatte a pezzi o bruciate.
L'Arsenal, da parte sua, evidentemente deciso di limitare i danni economici di un eventuale prolungato boicottaggio cinese: ha pubblicato un comunicato proprio su Weibo in cui sottolinea la sua distanza da qualsiasi linea politica, dichiarando di non condividere la linea del suo giocatore, e relegando il commento di Özil come “personale”. «Come squadra di calcio, l'Arsenal ha sempre seguito il principio di non legarsi a nessuna linea politica», si legge. Pochi giorni fa, tuttavia, l'Arsenal non ha commentato il tweet del difensore Héctor Bellerin, che invitava a votare alle elezioni generali britanniche e includeva l'hashtag #FuckBoris, riferito al candidato conservatore pro-Brexit Johnson. Una fonta ha dichiarato che il tweet di Bellerin non è stato condannato in quanto aveva raggiunto una audience limitata, eppure, a prescindere dalle opinioni su Johnson, il doppio standard dei Gunners dimostra ancora una volta la debolezza di un management che si specchia perfettamente con quello che accade in campo e in panchina. da https://www.rivistaundici.com/