giovedì 10 marzo 2011

Wenger e Nasri infuriati e deferiti dopo Barcelona

La Uefa ha deferito Arsene Wenger e Samir Nasri, tecnico e centrocampista dell'Arsenal, per "condotta impropria" nella sfida di Champions League persa 3-1 sul campo del Barcellona. L'Arsenal, eliminato negli ottavi, ha protestato in maniera veemente per la seconda ammonizione comminata dall'arbitro svizzero Massimo Busacca all'olandese Robin van Persie. L'espulsione dell'attaccante ha costretto i Gunners a giocare quasi tutto il secondo tempo in inferiorità numerica. Wenger ha avuto un animato scambio di opinioni con il direttore di gara al termine del match. Un confronto verbale iniziato in campo e, stando a quanto raccontano alcuni testimoni, proseguito anche negli spogliatoi. La Commissione disciplinare della Uefa esaminerá il caso il 17 marzo.

La miniera d'oro dove l'Arsenal costruisce i campioni del futuro

La Versailles di Arsène Wenger è un centro sportivo costato dieci milioni di sterline nell'Hertfordshire, a Nord di Londra, lungo la Bell Lane, località St Albans. È un posto mitico, perché dentro c'è l'odore buono del calcio. Anche la nazionale di Capello si allena qui. Il tecnico dell'Arsenal, un francese alto come un palo della luce nato a Strasburgo 61 anni fa, l'ha disegnato personalmente, perché fosse chiaro chi era il re in questo parco giochi. È laureato in ingegneria, del resto. E soprattutto è l'allenatore più vincente del club. Lo guida da quindici anni e ha guadagnato 3 Premier League, 4 Coppe d'Inghilterra e 4 Community Shield. Da sei anni resta a secco, ma fa niente. I suoi colleghi britannici lo hanno eletto il migliore tra loro dell'ultimo decennio. Ha carisma e un fortissimo senso di sé. La società è fatta a sua immagine e somiglianza. Non la prima squadra, l'intero pacchetto, giovani e riserve comprese. «Questo è il nostro laboratorio. Il nostro presente e soprattutto il futuro». I giovani. Il suo vero pallino. E' scommettendo su di loro che ha costruito la sua leggenda, anche se i vivai del City e dell'Everton sono più produttivi. Ma Wenger è l'uomo che oltre ad avere investito dieci milioni sul diciassettenne Walcott e dodici sul diciottenne Ramsey quando avrebbe potuto prendere Ibrahimovic o Dzeko, ha costruito Jack Wilshere, il nuovo profeta di una intera nazione. E prima di lui Ashley Cole. E sempre Wenger, con la sua spocchia da galletto, nel 2003 andò a rubare Fabregas al Barcellona, cioè il paradiso. Lo spagnolo aveva 16 anni. «Io per te ho un paradiso migliore». Ha ripetuto l'operazione con Ignasi Miquel, il centrale più ammirato d'Inghilterra. Oggi Fabregas è il capitano dei Gunners e il Barcellona lo rivuole indietro. «Lasciai la Spagna perché qui erano convinti che i giovani valessero quanto i giocatori della prima squadra». La filosofia non è cambiata. I nemici del francese dicono che la sua è una scelta di comodo. Compra la speranza perché con campioni affermati sarebbe costretto a vincere. E quella è una responsabilità che gli fa paura. «Fesserie. Io il calcio lo so pensare solo così». All'Accademia di Colney un grande viale alberato introduce al parcheggio che porta agli uffici. Sulla destra un capannone nasconde un terreno regolare in erba sintetica. Lì vicino ci sono la mensa, una palestra, la sala per i massaggi, il gabinetto medico, la sauna e una piscina. Gli spogliatoi sono sei. Oltre l'edificio dell'amministrazione dieci campi che riproducono fedelmente le caratteristiche dell'Emirates Stadium si inseguono a perdita d'occhio. Tre sono della prima squadra, tre delle giovanili, uno per le amichevoli e le partite ufficiali dell'Under 18. Le giovanili dell'Arsenal sono lì. Ogni giorno si allenano settanta ragazzi. A coordinare il lavoro c'è Liam Brady, l'irlandese che giocò nella Juve e che per i Gunners è stato una bandiera. È ingrassato. Decisamente sereno. «Giochiamo tutti allo stesso modo, per questo Wilshere si è inserito in Premier senza problemi». Parte atletica quanto basta, parte tecnica all'infinito. I ragazzi sono alti, leggeri, rapidi. Hanno nomi esotici, ma la maggior parte viene da Londra. Almeno qui il multiculturalismo ha funzionato. Passano ore facendo uno-due, torello, palleggiando di destro e di sinistro, cercando inserimenti in profondità. La palla deve essere sempre bassa. E soprattutto deve essere loro amica. Una catena di montaggio. Dai nove ai vent'anni ogni singolo gruppo impara a memoria il 4-3-3. Sono i cloni di Wenger, bambini di Versailles programmati per conquistare il mondo.

martedì 8 marzo 2011

CL BARCELONA-ARSENAL= 3-1

Si sapeva che il Barcelona era più forte, ne ero consapevole anche io e che probabilmente avrebbe vinto, ma un aiuto del genere sicuramente poteva essere risparmiato dall'arbitro Busacca, l'espulsione di Van Persie è ingiusta che neanche vale la pena elencare il perchè. Che impressione rivedere Almunia in porta a questi livelli, si è anche comportato bene, parando quel che poteva, adesso vediamo di non crollare psicologicamente, sabato alle 18.15 c'è il Manchester United!! Il Barcellona schierato con il solito 4-3-3 con Mascherano a centrocampo e in difesa l'inedita coppia Busquets-Abidal; l'Arsenal invece si schiera con un 4-2-3-1 con Nasri, Fabregas e Rosicky alle spalle dell'unica punta Van Persie. Ribaltando la sconfitta di due settimane fa contro i Gunners. La squadra blaugrana prende subito in mano le redini del gioco, attuando il suo possesso palla estenuante; tuttavia riesce a portarsi in vantaggio solo alla fine del primo tempo con un grande gol di Messi che supera con un pallonetto e calcia in rete a porta vuota. Il Barcellona nel primo tempo aveva preso anche un palo con Adriano. Il secondo tempo inizia come il primo, con il solito possesso palla Barca, ma al 52' l'Arsenal, mai resosi pericoloso, trova l'incredibile pareggio. Su un calcio d'angolo Busquets colpisce la palla di testa e insacca alle spalle di Victor Valdes. La partita si accende e il Barcellona ha subito l'occasione per riportarsi in vantaggio con Villa ma Almunia, entrato nella ripresa al posto dell'infortunato Szczesny, si supera. Pochi minuti dopo Van Persie, già ammonito, calcia a gioco fermo e Busacca applica alla lettera il regolamento espellendo l'olandese per doppia ammonizione. I ragazzi di Wenger tentano di resistere in 10 all'assedio blaugrana; Almunia è decisivo in almeno tre occasioni. Al 68' tuttavia non può fare nulla sul destro di Xavi che davanti alla porta non sbaglia e riporta in vantaggio il Barca. Tre minuti dopo Koscielny atterra in area Pedro; per l'arbitro è calcio di rigore. Messi si incarica della battuta e segna la sua doppietta, regalando la qualificazione al Barcellona. Per meriti di Almunia e per demeriti dei giocatori blaugrana troppo leziosi in certe circostanze, la squadra di Guardiola non riesce a chiudere il discorso qualificazione e a 5 minuti la fine rischia grosso. Bendtner, entrato nel finale al posto di Fabregas, si trova a tu per tu con Victor Valdes, ma un prodigioso recupero da dietro di Mascherano sventa il pericolo, evitando la rete che avrebbe capovolto l'esito di questa sfida. da http://www.goal.com/
---------------------------------------------------------------
Gol. 45 Messi, 53 og. Busquets, 69 Xavi, 71 Messi (p),
Barcelona. V. Valdes, D. Alves, A. Correia (Maxwell, 89), E. Abidal, A. Iniesta, J. Mascherano (S. Keita, 89), S. Busquets, Xavi, D. Villa (I. Afellay, 82), L. Messi, Pedro Subs not used: G. Milito, Thiago, J. Pinto, B. Bojan
Arsenal. W. Szczesny (M. Almunia, 19), G. Clichy, J. Djourou, B. Sagna , L. Koscielny , C. Fabregas (N. Bendtner, 78), S. Nasri, A. Diaby, J. Wilshere , T. Rosicky (A. Arshavin, 74), R. van Persie (s/o 56) Subs not used: Denilson, M. Chamakh, S. Squillaci, E. Eboue
Booking: Sagna, Koscielny, Wilshere, Van Persie,
Espulso: Van Persie.
Referee: Massimo Busacca
Attendance:
Stadium: Nou Camp