giovedì 6 ottobre 2016

Sanchez e Ozil esagerati: chiesti 16 milioni a stagione all'Arsenal

Acque agitate in casa Arsenal dopo le richieste astronomiche di Alexis Sanchez e Mesut Ozil. In vista del rinnovo del contratto, secondo quanto riportato dal Times, i due hanno fatto sapere ai Gunners di volere oltre 16 milioni di euro a stagione per prolungare. Una cifra esagerata, che potrebbe portare alla rottura con il club e a nuovi scenari di mercato, con la cessione di almeno uno dei due giocatori. Sanchez e Ozil come Suarez e Neymar. Almeno per quanto riguarda l'ingaggio. Se le richieste dei due giocatori dell'Arsenal venissero accolte, entrambi andrebbero infatti a guadagnare come il Pistolero, che è in procinto di rinnovare col Barcellona alle stesse cifre del compagno di squadra brasiliano. 
A conti fatti, per tenere in rosa il Nino Maravilla e l'ex del Real i Gunners dovrebbero sborsare oltre 30 milioni di euro in più all'anno. Un'esagerazione, che probabilmente costringerà il club inglese a scegliere solo uno dei due gioielli e a cedere l'altro al miglior offerente. Al momento l'indiziato numero uno a lasciare l'Arsenal sembra Sanchez, con la Juve e il City di Guardiola che restano alla finestra per capire le intenzioni e le richieste economiche del giocatore. Segnali di addio per il Nino Maravilla?
da http://www.sportmediaset.mediaset.it/

domenica 2 ottobre 2016

PL BURNLEY-ARSENAL= 0-1



Un rimpallo, forse un tiro, in posizione forse dubbia. Un gol, non definibile in altri modi se non strano, regala tre preziosissimi punti all'Arsenal sul difficile campo di un Burnley beffato all'ultimissimo secondo dopo una partita di ordine e sacrificio, creando qualche occasione di testa e soffrendo il giusto, ma crollando di fronte alla dea bendata, schierata dalla parte dei Gunners. Finisce così 0-1 l'ultima partita del programma della settima giornata di Premier League.
L'assenza di Gray pesa nell'economia di gioco dei Clarets, in campo con un 4-5-1 con Marney aggiunto in mediana e Vokes unica punta, mente sulle ali vanno Boyd e Gudmundsson. Wenger opta invece per confermare l'undici titolare nelle ultime uscite, inserendo in mediana Xhaka al posto dell'infortunato Coquelin.
Il maggior tasso tecnico a centrocampo contribuisce alla creazione di un monopolio del pallone in breve termine, trovando però l'opposizione solida su due linee dei padroni di casa, con uno dei tre in mezzo a staccarsi a turno per pressare il primo portatore avversario. La disposizione dei ragazzi di Dyche impedisce ai londinesi di creare limpide occasioni, nella prima mezz'ora solo Sanchez è davvero pericoloso, con un tocco impreciso sotto porta. Col passare dei minuti il Burnley prende coraggio e prova anche ad offendere, con risultati in verità rivedibili, anche se Vokes azzarda un colpo di testa a centro area in posizione dubbia, mandando fuori non di molto.Bellerin e Boyd a contrasto.
Anche la ripresa propone inizialmente lo stesso copione ed un'occasione per Sanchez, il quale cerca di capitalizzare un ottimo giro palla con un tiro da dentro l'area: difficile calciare, quasi impossibile direzionare, ed il risultato è una botta centrale trattenuta in due tempi da Heaton. All'ora di gioco arriva la risposta di Cech, su un episodico attacco del Burnley, sviluppatosi in fascia con un cross destinato alla testa di Gudmundsson, la cui incornata è lenta, anche se angolata. Sul corner che ne consegue una palla vagante in area vien spazzata con qualche affanno dalla difesa Gunner. Wenger cerca di garantire maggiore imprevedibilità e freschezza con gli innesti di Elneny e Oxlade-Chamberlain, e a un quarto d'ora dal termine arriva una grande occasione ancora sul piede del solito Sanchez, un destro al volo che sbatte contro la base esterna del palo. Legno di qua, legno di là: un altro colpo di testa, stavolta di Keane, termina sulla traversa con l'aiuto della manona diCech. Nel finale si riaccende l'Arsenal con un destro a giro largo di centimetri di Walcott. L'assedio trova un clamoroso buon fine all'ultimo secondo, su un corner da sinistra: sul secondo palo arrivano Chamberlain e Koscielny, il primo calcia addosso al secondo, peraltro in dubbio fuorigioco e forse con una mano, ma più probabilmente con la faccia, con la palla che rotola lentamente in porta. Quello che conta è il risultato a tabellone: 0-1. La fortuna prende posizione, i Gunners pescano la quarta vittoria consecutiva in Premier League. E il Burnley ne rimane vittima. da https://www.vavel.com
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Burnley (4-5-1): Heaton; Lowton, Keane, Mee, Ward; Gudmundsson,  Hendrick, Marney, Defour (Arfield 62), Boyd; Vokes
Subs not used: Flanagan, Kightly,  Bamford, Robinson, Tarkowski, O'Neill
Arsenal (4-2-3-1): Cech; Bellerin, Mustafi, Koscielny, Monreal; Xhaka (Elneny 71), Cazorla; Walcott, Ozil, Iwobi (Oxlade-Chamberlain 71); Sanchez
Subs not used: Gibbs, Gabriel,  Ospina, Holding, Reine-Adelaide
Goal: Koscielny 90+2 
Referee: Craig Pawson
Table. 18. Manchester City, 17. Tottenham, 16. Arsenal, Liverpool, 14. Everton, 13. Manchester United, Chelsea, 11. Crystal Palace..

venerdì 30 settembre 2016

Arsenal, 20 anni di Wenger: 15 titoli e 18 volte consecutive in Champions

C’è un calcio inglese prima di Arsène Wenger e ce n’è uno dopo il suo arrivo: nei giorni in cui ricorrono i 20 anni esatti dallo sbarco all’Arsenal, è il giudizio storico più appropriato. Quando il tecnico francese fu ingaggiato dal club londinese il 22 settembre 1996, in Premier avevano lavorato come manager stranieri solo il ceco Venglos, nel 199091 all’Aston Villa, e per 2 mesi Ardiles al Tottenham nel 1994, mentre appena 2 mesi prima era stato promosso l’olandese Gullit nel doppio ruolo di giocatore/allenatore. L’Inghilterra, reduce da un decennio difficile, con le squadre bandite dall’Europa dal 1985 al 1990 dopo la tragedia dell’Heysel, era chiusa come una fortezza. In quell’estate 1996 era profonda la frustrazione per l’Europeo organizzato in casa e finito male, con la nazionale di Gascoigne superata in semifinale ai rigori dalla Germania. Serviva una scossa. Arrivò grazie a un uomo semisconosciuto, finito in Giappone, al Nagoya, dove forse avrebbe messo le tende se l’amico David Dein, conosciuto a Londra nel 1989, non gli avesse offerto la guida dell’Arsenal: "Mi stavo adattando allo stile di vita di un Paese fantastico come il Giappone, ma troppo lontano dalla mia famiglia e dalle mie radici. Quando Dein, all’epoca vicepresidente dell’Arsenal mi contattò, ero pronto a tornare in Europa", disse il francese.
RIVOLUZIONE — L’avvento di Wenger precede di pochi mesi il successo di Blair alle elezioni del maggio 1997, in cui il leader laburista ottiene una grande vittoria elettorale, riportando il partito laburista al governo del Regno Unito dopo 18 anni. Le parabole di Wenger e di Blair viaggiano per 10 anni parallele. Blair, che deve oggi farsi perdonare le bugie con le quali trascinò la Gran Bretagna nella guerra in Iraq, ha avuto l’indubbio merito di aprire la nazione al mondo, avviando Londra verso quella trasformazione che ha fatto diventare questa capitale la metropoli europea più internazionale. Wenger ha compiuto la stessa rivoluzione: con il calcio del suo Arsenal ha rotto 130 anni di chiusura totale, spalancando i portoni del football a tecnici di altri Paesi. Oggi in Premier i manager stranieri sono la netta maggioranza appena 4 gli inglesi, Alan Pardew, Sean Dyche, Eddie Howe e Mike Phelan e questo campionato è il più seguito del pianeta: innegabile la mano di Wenger in questa trasformazione.
I PRIMI 10 ANNI — Vent’anni dopo, si sprecano gli aggettivi per definire il francese. Romantico, rivoluzionario, visionario, testardo, reliquia. Forse il vecchio Arsène è tutto e il contrario di tutto. Accolto con un titolo emblematico, "Arsene who?", Wenger ribaltò l’Arsenal, trasformando un simbolo del football noioso nella squadra più spettacolare d’Europa. La guida spirituale in campo fu il connazionale Vieira e presto sarebbe arrivato un altro francese destinato ad entrare nella storia del club: Thierry Henry. Due talenti incompresi in Italia, il primo al Milan, il secondo alla Juve: peccati mortali commessi dal nostro calcio. L’Arsenal diventò una macchina di spettacolo e di successi: dal 1996 al 2006, 3 Premier (fu il primo tecnico non britannico a vincerla), 4 FA Cup, 4 Community Shield, l’imbattibilità in Premier nel 200304 e la finale di Champions persa in 10 nel 2006 gli allori di quel periodo. La rivoluzione wengeriana fu totale.
SECONDO TEMPO — Il secondo decennio è stato all’insegna del riflusso. Lo sbarco di miliardari russi, arabi, statunitensi e thailandesi ha ridimensionato i Gunners. Dal 2006 a oggi, 2 Fa Cup e 2 Community Shield. Un passo indietro a livello di trofei, ma il calcio di Wenger, immutabile, ha continuato a divertire, anche se oggi, di fronte alla concorrenza delle altre squadre, la maggioranza dei tifosi invoca il cambiamento. Le 18 qualificazioni di fila in Champions, dal 2000 a oggi (2° assoluto per presenze dietro a Ferguson), dimostrano che il club è riuscito a tenere alto il profilo internazionale e ancora oggi, grazie ai 60 mila posti dell’Emirates, l’Arsenal ha un enorme seguito di fan stranieri.
da http://www.gazzetta.it/