sabato 28 aprile 2018

Arsenal, Luis Enrique per il dopo Wenger. Ma lo spagnolo spara alto

In casa Arsenal si sta per chiudere un'era. A fine stagione Arsene Wenger lascerà l'Emirates Stadium dopo 22 anni di permanenza sulla panchina dei Gunners e dal giorno del suo annuncio arrivato la scorsa settimana si sono subito scatenate le voci sul suo possibile successore. I nomi degli allenatori papabili per prendere il posto del francese sono molti: dalla soluzione "sentimentale" che porta a Patrick Vieira alle possibilità di puntare su tecnici emergenti come Nagelsmann, Jardim o Fonseca.
Nelle ultime ore però un profilo sembra aver superato tutti gli altri ed è quello di Luis Enrique. L'ex Barcellona e Roma sarebbe il prescelto dalla dirigenza dell'Arsenal e l'accordo fra le parti sembra sempre più vicino alla chiusura, nonostante le richieste dello spagnolo siano molto elevate. Stando a quanto riportato dal quotidiano inglese Mirror, l'ex allenatore del Barcellona avrebbe chiesto uno stipendio da circa 17 milioni di euro netti a stagione. Una cifra decisamente alta, se si pensa che l'ingaggio di Wenger nell'ultimo anno si aggirava sugli 11,5 milioni. Eppure la dirigenza dell'Arsenal sembra convinta a spendere una somma del genere pur di assicurarsi Luis Enrique, che viene da un anno di pausa dopo aver lasciato il Barcellona nell'estate del 2017.
Il Sun riporta che le ambizioni dell'asturiano siano molto alte e che oltre alla richiesta di un ingaggio faraonico abbia chiarito che pretende una campagna acquisti che possa riportare in alto l'Arsenal: gli obiettivi principali saranno un centrocampista (si parla già di Nainggolan) e un portiere che possa sostituire l'ormai fin troppo esperto Cech. Grandi piani per aprire un'epoca nuova per i Gunners. da https://www.foxsports.it/

giovedì 26 aprile 2018

ELS ARSENAL-ATLETICO MADRID= 1-1





Sarà ricordata forse con grosso rammarico l’ultima partita casalinga europea di Arsene Wenger sulla panchina dell’Arsenal. I londinesi infatti sono usciti con un deludente 1-1 dalla gara d’andata della semifinale di Europa League contro l’Atletico. Deludente perché i Gunners hanno giocato con un uomo in più per 80 minuti dopo il rosso estratto all’indirizzo di Vrsaljko per un doppio fallo nel giro di pochissimi minuti. La prestazione, in particolare nel primo tempo, non è stata affatto da buttare, anzi, ma a pesare sul punteggio finale sono state le enormi quantità di occasioni gettate al vento sia prima che dopo il vantaggio realizzato da Lacazette al 61’. Nei minuti finali è arrivata la classica beffa e a colpire, in una situazione di difficoltà per i Colchoneros, è stato l’uomo leader, Griezmann, pericoloso in un paio di situazioni anche nella prima frazione di gioco. Simeone, allontanato e costretto a seguire l’incontro dalla tribuna per oltre 75 minuti di gioco, non poteva desiderare risultato migliore visto come si era messa la partita. Al match di ritorno tra 7 giorni, il Cholo avrà a disposizione la vittoria per conquistare la finale di Lione o anche un pareggio senza gol, puntando sul suo punto forte: la difesa.
Wenger sceglie la difesa a 4 e schiera Welbeck e Ozil alle spalle di Lacazette. A centrocampo tanta qualità con Ramsey, WIlshere e Xhaka dove i primi due si alternano come terzo riferimento offensivo alle spalle dell’attaccante francese. Simeone invece deve rinunciare ai suoi terzini titolari, Filipe Luis e Juanfran, sostituiti rispettivamente da Lucas Hernandez e Vrsaljko. Correa e Koke sono gli esterni di centrocampo, Saul e Thomas Partey compongono la linea centrale. In attacco c’è il duo composto da Gameiro e Griezmann. La partenza dell’Atletico è molle e dopo neanche 100 secondi di gioco costa già il primo giallo della partita, rifilato all’indirizzo di Vrsaljko per un intervento duro e tattico. Questa situazione carica i padroni di casa e soprattutto Lacazette che nel giro di 60 secondi spaventa due volte i madridisti. Nella prima occasione pizzica il palo con una conclusione volante, molto complicata da trasformare in rete, poi ci riprova di testa e chiama Oblak al primo grande intervento della serata. I Colchoneros continuano ad essere assenti mentalmente e dopo soli 10 minuti il terzino ex Sassuolo rimedia il secondo giallo e l’espulsione per un fallo con il piede a martello ai danni di Lacazette. Simeone è una furia, non riesce a contenersi e dopo l’ennesima protesta – con tanto di insulto - viene allontanato anche lui dall’arbitro Turpin. Nel frattempo in panchina l’Atletico non ha terzini a disposizione ed è quindi Thomas ad arretrare sulla linea dei difensori. L’Arsenal però continua a giocare benissimo e crea un’altra chance con il colpo di testa di Wilshere, troppo centrale per far male al portiere.
La spinta degli 11 di Wenger è incontenibile. La salvezza degli spagnoli si chiama però Oblak, bravissimo a opporsi con i piedi al tentativo di Welbeck. L'Atletico prova ad allentare la pressione, ma l'inferiorità numerica e il nervosismo si fanno sentire. I Gunners prendono fiato e si riaffacciano in attacco alla mezz'ora, con Monreal che cerca un gol complicato incrociando il mancino al volo, senza però trovare fortuna. Passato lo spavento, la formazione ora guidata dal vice Burgos prende coraggio e cerca a sua volta di creare difficoltà agli avversari. Il primo squillo degli ospiti capita sul destro di Griezmann, ma Ospina si distende e neutralizza con sicurezza. Poco dopo il francese ha di nuovo la chance di portare avanti i suoi, grazie a una travolgente azione di Thomas, ma non riesce ad angolare la conclusione e l'estremo difensore colombiano devia in angolo. Nel finale di primo tempo l'Arsenal torna a rendersi pericoloso, ma c'è troppa foga tra i padroni di casa e finisce per rendere troppo confusa la manovra negli ultimi metri. L'ultimo tentativo spetta comunque a Correa, il cui tiro termina alto sulla traversa. Il direttore di gara, dopo due minuti di recupero, manda le squadre al riposo sullo 0-0.
In avvio di ripresa è ovviamente sempre l'Arsenal a fare la partita, ma l'Atletico sempre più equilibrato rispetto alla prima frazione di gioco. Basta un tentativo velleitario di Ramsey dalla distanza però a riaccendere il forcing dei Gunners. La difesa spagnola contiene a fatica e al 61' soccombe. Monreal recupera con forza una palla sulla trequarti, Wilshere pennella verso il centro e Lacazette di testa trova il meritato vantaggio. La squadra di Wenger non si siede sugli allori e continua ad attaccare alla ricerca del raddoppio, ma in un paio di situazioni manca il guizzo finale. Burgos capisce il momento di difficoltà e decide di coprirsi inserendo Gabi per Gameiro, autore di una prova incolore anche a causa dell'inferiorità numerica.
Il copione della partita non cambia neanche nei minuti successivi, ma Oblak non viene praticamente mai chiamato in causa. L'Arsenal infatti ogni tanto si specchia troppo e si perde negli ultimi messaggi. La difesa invece non è imperforabile e nella fase finale del match subisce la beffa. La classica regola del «gol sbagliato, gol subito» si materializza infatti a otto giri di lancette dal termine quando Griezmann, su un lancio in verticale di Godin, vola via sul filo del fuorigioco e realizza l'1-1. Ospina riesce a ipnotizzare l'attaccante francese sul primo tentativo che poi ribadisce in rete sulla ribattuta. I Gunners non si fanno abbattere e vanno subiti vicini al nuovo vantaggio con il colpo di testa di Ramsey, ma il portiere sloveno dell'Atletico vola e manda la sfera in angolo. I padroni di casa effettuano il forcing finale, ma gli spagnoli tengono duro e strappano un pareggio importantissimo in vista del ritorno. Per l'Arsenal resta l'amaro in bocca per aver sprecato una grandissima occasione di ipotecare la finale. da https://sport.sky.it
--------------------
Goals. 61'Lacazette, 82'Greizmann,
Arsenal: Ospina 6, Bellerin 6, Mustafi 6, Koscielny 5, Monreal 6, Ramsey 7, Xhaka 6, Wilshere 7, Welbeck 6, Ozil 6, Lacazette 7.
Subs not used: Cech, Holding, Iwobi, Chambers, Maitland-Niles, Kolasinac, Nketiah
Manager: Arsene Wenger 6 
Atletico Madrid: Oblak 8, Vrsaljko 3, Gimenez 7, Godin 9, Lucas 6; Correa 6 (Savic 75), Saul 6, Thomas 7, Koke 7, Gameiro 6 (Gabi 65), Griezmann 7.
Subs not used: Werner, Torres, Costa, Vitolo, Olabe del Amo. 
Manager: Diego Simeone 5
Yellow cards: Vrsaljko.
Red cards: Vrsaljko  
Referee: Clement Turpin 7
Attendance: 59.066 

lunedì 23 aprile 2018

dal sito, Corrieredellosport.it (MyArsenal)


Sarà l’effetto “Febbre a 90”, oppure il fatto che la squadra di Londra Nord abbia dominato la Premier League in coincidenza con le prime partite di calcio internazionale finalmente visibili anche da noi, però è un fatto che l’Arsenal raccolga in Italia un gran numero di seguaci appassionati. Ne immaginiamo la fibrillazione di questi giorni, che coincidono con l’addio dopo 22 anni di Arsene Wenger, l’uomo capace - al netto dei deludenti risultati più recenti - di aver saputo trasformare il vecchio “boring Arsenal”, quella squadra noiosa che vinceva troppe volte per 1-0, in una compagine moderna e talvolta invincibile, come lo fu davvero in quella splendida stagione (2003/2004) chiusa senza sconfitte. E quindi arriva a proposito un libro come quello scritto con grande passione e amore per i numeri da Max Troiani. Già autore di “London Calling”, questa volta l’autore ci ha regalato la storia dell’Arsenal vista attraverso i numeri. Il cammino anno per anno (dalla stagione 1893/94…), i risultati con i marcatori delle partite europee, i tabellini dei principali match di campionato, le finali di Coppe, le statistiche, con l’elenco dei presidenti, gli allenatori, gli stadi, i cannonieri di ogni stagione. Non mancano una sezione speciale dedicata alla squadra che restò imbattuta per 49 partite e le notizie più utili per vivere una giornata da tifoso dell’Arsenal, partita compresa. Da non perdere, anche per chi è semplicemente un appassionato di calcio internazionale. 
Del calcio ungherese, invece, troppe volte si parla solo a proposito dell’Aranycsapat, la squadra d’Oro che dominò il calcio del secondo Dopoguerra, senza però riuscire a centrare la vittoria nel Mondiale, con la famosa finale di Berna del 1954 contro la Germania Ovest sfumata da 2-0. Oltre Puskas e la grande Honved, oltre il centravanti alla Hidegkuti, c’è tanto da conoscere del calcio magiaro, e questo libro molto ben fatto viene a colmare questa lacuna. Un racconto che parte da Budapest - autentica culla del calcio ungherese - e dall’arrivo in città nel 1916 di un calciatore inglese, Jimmy Hogan, che viene messo sotto contratto dall’MTK e in pochi anni rivoluziona il calcio ungherese, con le sue idee tipiche dei maestri anglosassoni. E poi Bela Guttman, Alfred Schaffer (colui che nel 1942 allenò la Roma campione d’Italia per la prima volta), Gyorgy Sarosi, i trionfi dell’Honved (che nel 1930 vinse la Coppa delle Nazioni, una sorta di Coppa dei Campioni del tempo a cui parteciparono tutte le grandi squadre europee, tranne quegli spocchiosi degli inglesi) fino ad arrivare appunto alla grande Ungheria di Puskas e compagni. Da qui, con l’arrivo dei carri armati sovietici a Budapest a fare da sfondo, il lento declino. Nel Mondiale del 1966 l’ultima grande vittoria - 3-1 al Brasile, con protagonista la stella Albert, l’unico Pallone d’Oro magiaro - nel 1986 l’ultima partecipazione al torneo, e poi il tentativo di risalire posizioni in campo internazionale, dalla presenza sui nostri campi di Detari - che lasciò tracce di un cattivo carattere e poco altro - e la partecipazione alla fase finale dell’ultimo Europeo. A chiudere, una commossa passeggiata a Budapest sulle tracce - qualcuna viva, altre un po’ meno - del grande Puskas. 
MYARSENAL, numeri e date, tabellini e nomi dell’Arsenal Football Club; di Max Troiani, prefazioni di Roberto Gotta e Luca Manes; Bradipolibri, 205 pagine, 15 euro. 
NON SOLO PUSKAS, il calcio ungherese prima e dopo l’Aranycsapat; di Roberto Brambilla e Lorenzo Longhi, Urbone Publishing, 185 pagine, 14 euro.