lunedì 24 novembre 2014

Gascoigne: "Cure pagate dall'Arsenal"

E' come se il Milan si preoccupasse di Sandro Mazzola o l'Inter facesse lo stesso per Gianni Rivera. Vista la tradizionale rivalità tra i due club, è un paragone perfettamente calzante sulla vicenda di Paul Gascoigne. L'umanità nel suo caso sconfigge, annienta la rivalità calcistica, che diventa un fattore spoglio di significati, lontano e marginale. Le cure per salvare il popolare Gazza, sprofondato in un vortice di alcolismo e depressione, le paga l'Arsenal. Proprio quell'Arsenal che nel derby del nord est di Londra, il più acceso della capitale inglese, vedeva anni or sono in Gazza, simbolo del Tottenham, il nemico pubblico numero uno. E questo non solo per le indubbie qualità tecniche, ma anche per quelle istrioniche provocazioni di cui cui l'ex giocatore della Lazio era un maestro e gli avversari non hanno mai apprezzato. 
Gazza è un uomo solo, in difficoltà. Lo scorso mese è stato ricoverato d'urgenza in base del Mental Healt Act, la legge sulla salute mentale che permette alla polizia di fermare e portare in un posto "di pubblica sicurezza" le persone che presentano sintomi di disturbi psichici e possono rappresentare un pericolo per l'incolumità pubblica. Il fatto dell'Arsenal lo racconta lo stesso Gascoigne al "Sun". "Ho telefonato al fisioterapista dell'Arsenal, Gary Levin, e gli ho detto che non stavo benissimo. Mi ha detto di andare in ospedale perchè temeva fosse una polmonite. E Wenger ha acconsentito di pagare 28 mila sterline per le mie cure, e altre 22 mila le ha sborsate l'Arsenal per il mio problema all'anca". Un comportamento straordinario, che stride invece con quello del Tottenham, che la sua bandiera la ha ammainata, e senza ritorno: "Nel 2011, quando il Tottenham ha incontrato il Real Madrid in Champions, mi è stato detto che se volevo vedere la partita c'erano solo due biglietti a 60 sterline. L'ho dovuta guardare sotto il box della dirigenza, dove c'erano ex calciatori che avevano giocato 30 anni prima di me...". L'Arsenal invece tende la mano, ed è un episodio di speranza nel libro nerissimo del post carriera di Gascoigne, un best seller di sregolatezze che prendono regolamente il sopravvento, esempio del mito che non riesce a scendere dal piedistallo per comportarsi come il classico uomo qualunque. L'esistenza di Gazza è una montagna russa atipica, dove flebili risalite si alternano a picchiate spaventose verso l'abisso. Violenza, risse, arresti, un fisico irriconoscibile per un uomo di 47 anni. Sullo sfondo sempre una maledetta bottiglia, magari accantonata per sei mesi, per un anno, ma poi ritrovata come compagna quando i demoni della solitudine prendono il sopravvento. "Non c'è niente di sbagliato in me, almeno finchè non prendo in mano una lattina. L'unica persona che può salvarmi, sono io stesso". Ha proprio ragione Gazza, dipende da lui. L'Arsenal gli ha offerto una nuova chance. Non coglierla sarebbe un peccato imperdonabile. da http://www.repubblica.it/

domenica 23 novembre 2014

Arsenal dilemma: dopo Wenger, Henry o Klopp?

Potrebbe prospettarsi davvero un bel dilemma per i tifosi dell’Arsenal: meglio l’amatissimo (ma inesperto) Thierry Henry o il più collaudato Jurgen Klopp sulla futura panchina Gunners? Ovviamente parliamo per ipotesi, soprattutto per quanto riguarda l’attaccante francese, che prima di prendere i galloni di allenatore deve ancora decidere se (ed eventualmente quando) appendere gli scarpini, visto che il contratto con i New York Red Bulls scadrà sì il prossimo mese ma lui non ha ancora fatto parola su quello che farà dal primo gennaio in poi. Ad aprirgli la porta dell’Emirates è però Arsene Wenger in persona, di certo più felice di accogliere il leggendario Titì nel suo staff piuttosto che farsi da parte per lasciare spazio al tedesco del Borussia Dortmund. "Non è affatto impossibile che Henry torni con noi – ammette l’attuale tecnico dell’Arsenal – e poi io sono sempre favorevole agli ex di ritorno, ma a patto che non sia solo per un impiego onorario ma per un lavoro vero, che consenta loro di alzarsi la mattina per fare davvero qualcosa". Insomma, niente ruolo di rappresentanza. Che fra l’altro lo stesso Henry manco vorrebbe di suo, visto che già in passato non aveva fatto mistero di gradire un eventuale ritorno come tecnico nel club in cui aveva giocato 8 anni, vincendo due campionati e realizzando il record di 228 reti. "Henry ha tutte le qualità per fare l’allenatore, ma deve essere pronto a sacrificare la sua vita per questo lavoro. Quando si è giocatori, si è convinti che sia semplice diventare allenatori – spiega Wenger - ma quando poi lo si diventa, si scopre che in realtà è tutto molto più complicato e se non si è preparati a quello a cui si va incontro, non si sopravvive". E la qualità che serve più di tutte per resistere su una panchina, alla stregua di quanto sta facendo lui, in carica su quella londinese dal 1996 e fresco di rinnovo per altri tre anni, "è la capacità di resistere alle critiche quando senti che non sono giustificate – continua l’alsaziano - ma non so se lui sarà capace di farlo, perché prima deve imparare il lavoro. Ne ho visti troppi in passato che, pur avendo le qualità per allenare, hanno fallito perché non erano pronti".
E per essere pronti, bisogna buttarsi subito nella mischia, come ha fatto Zinedine Zidane, a cui hanno affidato la responsabilità della squadra B del Real Madrid,"perché in questo modo impari a gestire lo spogliatoio e le persone che hai attorno". Una lezione che il suo rivale – per ora solo di Champions League, martedì sera all’Emirates - Klopp ha imparato bene al punto da diventare uno dei migliori tecnici della nuova generazione europea, sebbene quest’anno il suo Borussia in campionato stia facendo maluccio (è al 15° posto in Bundesliga con appena 10 punti, uno in più del fanalino di coda Stoccarda e ben 17 in meno della capolista Bayern Monaco). Sarà forse per questo che il barbuto Jurgen sta pensando ad un trasferimento all’estero e, nel caso specifico, proprio in Premier League, ovvero "l’unico campionato in cui potrei allenare oltre alla Germania, perché conosco già un pochino d’inglese e la lingua è fondamentale per il mio lavoro", come spiega lui stesso in un'intervista a BT Sport . E pensare che quando arrivò a Dortmund pensava di rimanerci "giusto due o tre anni, perché per me non è importante stare tanto tempo nello stesso posto". E invece ne sono passati più di sei ed è ancora lì. "Non so quando me ne andrò, per ora non ci penso e mi concentro sulla strada che abbiamo seguito finora: fintanto che avrà successo, non dovremmo cambiarla. Ma se qualcuno mi chiamerà, se ne potrà parlare". Frase che ha già messo in allerta mezza Premier League che conta, comprese le due squadre di Manchester e il Liverpool, mentre i tifosi dell’Arsenal sognano (per ora) l’impossibile: ovvero, Klopp in panchina e l’adorato Titì nello staff tecnico.
da http://www.gazzetta.it/

sabato 22 novembre 2014

PL ARSENAL-MANCHESTER UNITED= 1-2


Squadre falcidiate dagli infortuni: Koscielny, Debuchy, Diaby e Ozil Van Gaal assenti per l'Arsenal; van Gaal è invece costretto a schierare, con Smalling nella linea difensiva a tre, i semi-esordienti Paddy McNair (1995) e Tyler Blackett (1994) per le defezioni di Rojo e Daley Blind. Primo tempo a reti bianche,ma di un'intensità rara (per l'Italia...) con tutte le transizioni saltate già a metà parziale e De Gea provvidenziale in uscita sullo scatenato Chamberlain, il migliore dei primi 45', e sulle conclusioni di Chambers e Jack Wilshere. Ci prova anche Welbeck di tacco di testa e insomma nel primo tempo i Gunners fanno fuoco nonostante con due strepitose giocate di Di Maria - sinistro a giro a lambire il palo e progressione in slalom da metà campo con Chambers perfetto a chiudere la diagonale difensiva su Rooney - come unici break United.La ripresa inizia con lo stesso copione perché Welbeck salta netto McNair e De Gea gli chiude lo specchio sul primo palo, poi Fellaini sbaglia un facile appoggio in mediana e in due tacchi l'Arsenal èancora in area, ma qui iniziano i guai per i Gunners perché un tackle durissimo di McNair affonda nella caviglia di Wilshere e al 56' lo United passa in vantaggio: cross da destra di Young, Szczesny e Gibbs si scontrano indisturbati a centro area, Valencia sbaglia il tiro-cross da sinistra e colpisce sulle gambe lo sfortunato Gibbs per la peggiore delle autoreti. Anche Szczesny esce infortunato per una contusione alle coste, debutta in Premier League il portiere classe 1992 (ex-Independiente e Sheffield) Damian Martinez e ricomincia l'assedio dell'Arsenal con le ultime parate di De Gea su Alexis Sanchez e Santi Cazorla.Il finale è ancora intensissimo: lo United fa schermo solo sul portatore di palla con dieci maglie nella sua metà campo e colpisce in contropiede all'85': Fellaini apre in verticale per Di Maria che, defilato, tocca per Rooney: stop a seguire, lob vincente su Martinez e uncolpo di scure sui Gunners dopo tanto assedio alla porta di De Gea. Sono addirittura 8 i minuti di recupero decisi da Mike Dean per gli infortuni di Szczesny e Wilshere: Di Maria spreca il tris sbagliando lo scavetto su Martinez, solissimo in area sul contropiede di Rooney; Olivier Giroud piega, in girata sinistro controbalzo, il polso di De Gea al 95esimo. Il centravanti francese era entrato per l'ultimo quarto d'ora di forcing e con un mese di anticipo sulla tabella di recupero post rottura della tibia ad agosto: oggi non basta, ma la cenerentola di Wenger ritrova almeno il suo principe azzurro nell'area di rigore.
da https://it.eurosport.yahoo.com
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Arsenal (4-3-2-1): Szczesny 5 (Martinez 59 - 5), Chambers 6, Mertesacker 6, Monreal 5.5, Gibbs 5.5, Arteta 6.5, Ramsey 5.5 (Giroud 77 - 6.5), Sanchez 6.5, Wilshere 7 (Cazorla 55 - 6), Oxlade-Chamberlain 7.5, Welbeck 6.5.
Subs not used: Rosicky, Podolski, Flamini, Bellerin.
Goal: Giroud 90+5 
Booked: Cazorla, Giroud 
Manager: Arsene Wenger 5
Man Utd: De Gea 8, Smalling 7, McNair 7, Blackett 6.5, Shaw 5 (Young 16 - 7) (Fletcher 89 - 6), Carrick 7, Valencia 7, Fellaini 6.5, Rooney 7, Di Maria 6.5, Van Persie 5.5 (Wilson 75 - 6). 
Subs not used: Lindegaard, Mata, Januzaj, Ander Herrera.
Booked: Wilson 
Goals: Gibbs OG (56), Rooney 85
Manager: Louis van Gaal - 7.5 
MOM: De Gea 
Att: 60,074 
Referee: Mike Dean (Wirral) - 7
Table. 32. Chelsea, 25. Southampton, 24. Manchester City, 19. Manchester City e Newcastle, 18. West Ham, Swansea, 17 Arsenal e Everton...