E' come se il Milan si preoccupasse di Sandro Mazzola o l'Inter facesse lo stesso per Gianni Rivera. Vista la tradizionale rivalità tra i due club, è un paragone perfettamente calzante sulla vicenda di Paul Gascoigne. L'umanità nel suo caso sconfigge, annienta la rivalità calcistica, che diventa un fattore spoglio di significati, lontano e marginale. Le cure per salvare il popolare Gazza, sprofondato in un vortice di alcolismo e depressione, le paga l'Arsenal. Proprio quell'Arsenal che nel derby del nord est di Londra, il più acceso della capitale inglese, vedeva anni or sono in Gazza, simbolo del Tottenham, il nemico pubblico numero uno. E questo non solo per le indubbie qualità tecniche, ma anche per quelle istrioniche provocazioni di cui cui l'ex giocatore della Lazio era un maestro e gli avversari non hanno mai apprezzato.
Gazza è un uomo solo, in difficoltà. Lo scorso mese è stato ricoverato d'urgenza in base del Mental Healt Act, la legge sulla salute mentale che permette alla polizia di fermare e portare in un posto "di pubblica sicurezza" le persone che presentano sintomi di disturbi psichici e possono rappresentare un pericolo per l'incolumità pubblica. Il fatto dell'Arsenal lo racconta lo stesso Gascoigne al "Sun". "Ho telefonato al fisioterapista dell'Arsenal, Gary Levin, e gli ho detto che non stavo benissimo. Mi ha detto di andare in ospedale perchè temeva fosse una polmonite. E Wenger ha acconsentito di pagare 28 mila sterline per le mie cure, e altre 22 mila le ha sborsate l'Arsenal per il mio problema all'anca". Un comportamento straordinario, che stride invece con quello del Tottenham, che la sua bandiera la ha ammainata, e senza ritorno: "Nel 2011, quando il Tottenham ha incontrato il Real Madrid in Champions, mi è stato detto che se volevo vedere la partita c'erano solo due biglietti a 60 sterline. L'ho dovuta guardare sotto il box della dirigenza, dove c'erano ex calciatori che avevano giocato 30 anni prima di me...". L'Arsenal invece tende la mano, ed è un episodio di speranza nel libro nerissimo del post carriera di Gascoigne, un best seller di sregolatezze che prendono regolamente il sopravvento, esempio del mito che non riesce a scendere dal piedistallo per comportarsi come il classico uomo qualunque. L'esistenza di Gazza è una montagna russa atipica, dove flebili risalite si alternano a picchiate spaventose verso l'abisso. Violenza, risse, arresti, un fisico irriconoscibile per un uomo di 47 anni. Sullo sfondo sempre una maledetta bottiglia, magari accantonata per sei mesi, per un anno, ma poi ritrovata come compagna quando i demoni della solitudine prendono il sopravvento. "Non c'è niente di sbagliato in me, almeno finchè non prendo in mano una lattina. L'unica persona che può salvarmi, sono io stesso". Ha proprio ragione Gazza, dipende da lui. L'Arsenal gli ha offerto una nuova chance. Non coglierla sarebbe un peccato imperdonabile. da http://www.repubblica.it/
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