domenica 23 novembre 2014

Arsenal dilemma: dopo Wenger, Henry o Klopp?

Potrebbe prospettarsi davvero un bel dilemma per i tifosi dell’Arsenal: meglio l’amatissimo (ma inesperto) Thierry Henry o il più collaudato Jurgen Klopp sulla futura panchina Gunners? Ovviamente parliamo per ipotesi, soprattutto per quanto riguarda l’attaccante francese, che prima di prendere i galloni di allenatore deve ancora decidere se (ed eventualmente quando) appendere gli scarpini, visto che il contratto con i New York Red Bulls scadrà sì il prossimo mese ma lui non ha ancora fatto parola su quello che farà dal primo gennaio in poi. Ad aprirgli la porta dell’Emirates è però Arsene Wenger in persona, di certo più felice di accogliere il leggendario Titì nel suo staff piuttosto che farsi da parte per lasciare spazio al tedesco del Borussia Dortmund. "Non è affatto impossibile che Henry torni con noi – ammette l’attuale tecnico dell’Arsenal – e poi io sono sempre favorevole agli ex di ritorno, ma a patto che non sia solo per un impiego onorario ma per un lavoro vero, che consenta loro di alzarsi la mattina per fare davvero qualcosa". Insomma, niente ruolo di rappresentanza. Che fra l’altro lo stesso Henry manco vorrebbe di suo, visto che già in passato non aveva fatto mistero di gradire un eventuale ritorno come tecnico nel club in cui aveva giocato 8 anni, vincendo due campionati e realizzando il record di 228 reti. "Henry ha tutte le qualità per fare l’allenatore, ma deve essere pronto a sacrificare la sua vita per questo lavoro. Quando si è giocatori, si è convinti che sia semplice diventare allenatori – spiega Wenger - ma quando poi lo si diventa, si scopre che in realtà è tutto molto più complicato e se non si è preparati a quello a cui si va incontro, non si sopravvive". E la qualità che serve più di tutte per resistere su una panchina, alla stregua di quanto sta facendo lui, in carica su quella londinese dal 1996 e fresco di rinnovo per altri tre anni, "è la capacità di resistere alle critiche quando senti che non sono giustificate – continua l’alsaziano - ma non so se lui sarà capace di farlo, perché prima deve imparare il lavoro. Ne ho visti troppi in passato che, pur avendo le qualità per allenare, hanno fallito perché non erano pronti".
E per essere pronti, bisogna buttarsi subito nella mischia, come ha fatto Zinedine Zidane, a cui hanno affidato la responsabilità della squadra B del Real Madrid,"perché in questo modo impari a gestire lo spogliatoio e le persone che hai attorno". Una lezione che il suo rivale – per ora solo di Champions League, martedì sera all’Emirates - Klopp ha imparato bene al punto da diventare uno dei migliori tecnici della nuova generazione europea, sebbene quest’anno il suo Borussia in campionato stia facendo maluccio (è al 15° posto in Bundesliga con appena 10 punti, uno in più del fanalino di coda Stoccarda e ben 17 in meno della capolista Bayern Monaco). Sarà forse per questo che il barbuto Jurgen sta pensando ad un trasferimento all’estero e, nel caso specifico, proprio in Premier League, ovvero "l’unico campionato in cui potrei allenare oltre alla Germania, perché conosco già un pochino d’inglese e la lingua è fondamentale per il mio lavoro", come spiega lui stesso in un'intervista a BT Sport . E pensare che quando arrivò a Dortmund pensava di rimanerci "giusto due o tre anni, perché per me non è importante stare tanto tempo nello stesso posto". E invece ne sono passati più di sei ed è ancora lì. "Non so quando me ne andrò, per ora non ci penso e mi concentro sulla strada che abbiamo seguito finora: fintanto che avrà successo, non dovremmo cambiarla. Ma se qualcuno mi chiamerà, se ne potrà parlare". Frase che ha già messo in allerta mezza Premier League che conta, comprese le due squadre di Manchester e il Liverpool, mentre i tifosi dell’Arsenal sognano (per ora) l’impossibile: ovvero, Klopp in panchina e l’adorato Titì nello staff tecnico.
da http://www.gazzetta.it/

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