giovedì 6 novembre 2008

Arsenal, un modello in crisi?

Ci sono dei sintomi che fanno pensare che anche sostenitori appassionati e fedeli come quelli dell’Arsenal stiano attraversando un momento di freddezza nei confronti della squadra del cuore. Lo stesso Arsène Wenger ha lamentato che certe volte l’Emirates sembra una biblioteca, da quanto è tranquillo . Le cause di questo “raffreddamento” sono molteplici.1. Aragoste allo stadioIn primo luogo, molti tifosi non hanno ancora digerito il passaggio da uno stadio tradizionale ad uno ipermoderno. Per carità, ad essere onesti l’Emirates è un capolavoro di architettura moderna, ha il pregio di essere rimasto nel quartiere di Islington, dove dal 1913 batte il cuore dell’Arsenal (che in precedenza era localizzato a Sud del Tamigi, in zona Woolwich) e di avere rivitalizzato con strutture avveniristiche un insediamento ferroviario abbandonato.Forse però i veri Gooners, quelli che erano abituati a cantare in piedi sulle terraces di Highbury, meglio se sotto la pioggia, non apprezzano troppo uno stadio con una tale quantità di negozi, bar, ristoranti, ed altre di quelle comodità che al Nord, per schernire, chiamano “southern softies”, cioè più o meno sciccherie per fricchettoni del Sud. Sicuramente molti degli attuali tifosi non sono gli stessi che frequentavano Highbury. Inoltre, non si capisce a chi siano stati destinati i 20.000 posti in più che l’Emirates presenta rispetto al vecchio Highbury, visto che continua ad essere difficilissimo trovare un biglietto per la partita (anche se le presenze stanno diminunendo); probabilmente i biglietti in più vengono forniti a una clientela (uso il termine non a caso) superselezionata di bancari della City, invitati da qualche sponsor, che passano il tempo a gustare sandwich all’aragosta commentando l’andamento della Borsa e probabilmente si domandano perchè in campo c’è un uomo vestito di nero con una bandierina in mano. Insomma la fan-base sta in parte cambiando, ma non è da questi spettatori in giacca e cravatta che può venire un caldo sostegno alla squadra.2. Niente Arsenal, siamo inglesiUn altro motivo per cui è difficile ritrovare l’antico entusiasmo per questo Arsenal è che la squadra non ha una spina dorsale di giocatori inglesi (o comunque britannici), che giochino col cuore e siano attaccati alla maglia. I francesi e gli africani, quando sono bravi (come perlopiù quelli dell’Arsenal sono), vanno benissimo, ma i successi (anche delle squadre di Wenger) venivano garantiti da gente come Tony Adams, Ray Parlour, David Seaman, Ian Wright, gente che nei momenti di difficoltà sapeva buttare il cuore oltre l’ostacolo, mentre molti giocatori di adesso (lodevoli eccezioni Clichy e Sagna, due leoni) giocano solo per sè e se la squadra affonda in un campo minore preferiscono tentare il colpo di tacco piuttosto che il tackle (ogni riferimento a Van Persie è puramente voluto). Avere un pout pourri di lingue, culture, e nazionalità è molto bello e molto romantico, ma a volte basterebbe solo che qualcuno urlasse, possibilmente in inglese, chi deve marcare chi sui calci d’angolo. Basterebbero tre o quattro giocatori simbolo per dare consistenza ad una squadra talentuosa ma molle come il pongo. Chelsea, Liverpool e Manchester United, quando sono in difficoltà non si affidano nè a Cristiano Ronaldo nè a Torres, ma alla sostanza e alla grinta di gente come Fat Frankie Lampard, John Terry, Gerrard, Rooney, Neville, Giggs, etc.3. Un colpo al cuore: la scomparsa dei simboliMolti tifosi poi non si riconoscono nè in una maglia senza le tradizionali white sleeves, nè in un banale “badge” commerciale che nulla ha a che spartire con l’old beautiful cannon crest degli anni’60 e 70, due esempi di come i simboli della good old tradition vengano poco a poco accantonati per lasciare spazio ad iniziative commerciali non molto limpide (ok, del tutto incomprensibili).4. Le incomprensibili scelte di WengerInfine, un’altra ragione del progressivo disamoramento di una parte della fanbase è costituita dall’incapacità di comprendere le ultime scelte di Wenger. Intendiamoci, chi scrive è un grande fan di Wenger. Credo che il professore di Strasburgo abbia dato un contributo eccezionale alla Premier, non solo per aver imposto il gioco manovrato ad una squadra che era abituata a giocare con i lanci lunghi, ma anche per avere modificato le abitudini alimentari dei giocatori e modernizzato i sistemi di allenamento che prima di lui erano più o meno gli stessi di quelli degli anni’50. In effetti, quando qualche anno fa l’Arsenal uscì dalla Champions League per mano di un modestissimo PSV Eindhoven, Arsene Wenger fece un appello e disse: “abbiate fiducia”. Chi scrive ebbe fiducia e come lui molti altri, a giudicare dai numerosi cartelli “In Arsène We Trust”.Ora però questa fiducia sta venendo meno. L’anno scorso inizialmente il credito sembrò ben riposto fino ad un certo punto della stagione, diciamo fino a marzo, quando i giovani Gunners entusiasmavano sui campi d’Inghilterra e d’Europa. Poi macroscopici errori tattici (in primis, lo spostamento di Tourè sulla fascia in luogo dell’infortunato Sagna, con inserimento di Senderos al centro della difesa e conseguente modifica in peggio di due postazioni difensive anzichè di una sola) e uno spaventoso crollo psico-fisico condannarono i Gunners ad una serie di sconfitte su tutti i fronti. Quest’anno si pensava che sarebbe stato fatto tesoro degli errori commessi, si pensava che questa sarebbe stata una grande stagione, invece è ancora peggio dell’anno scorso, e si può dire che con lo Stoke sia stato toccato il fondo.Mai visto l’Arsenal giocare così male. Due a zero a Stoke (!) con due gol identici presi sulla lunga rimessa laterale di Delap, un colpo efficace ma prevedibile, contro cui non è stata adottata alcuna contromisura, e una squadra che è crollata fisicamente e moralmente (vedi punto 2). Negli ultimi tempi, tattica e strategia del nostro manager lasciano a desiderare.Wenger non è mai stato un grande tattico a confronto di Mourinho, Ferguson e Benitez, ma quella di relegare in panchina due giocatori creativi come Walcott e Nasri, gli unici in grado di giocare sulla fascia e creare la superiorità numerica, per un centrocampo con Fabregas più tre (dicasi tre) mediani (Diaby, Denilson, Song), quando è chiaro come il sole che ne bastava uno (Diaby) è stata una mossa davvero incomprensibile, che mi fa pensare che Arsène abbia perso lucidità. Si vede una squadra allo sfascio, dove nessuno sa chi deve fare cosa. Spiace dirlo, ma se non si vuole foderarsi gli occhi di prosciutto bisogna riconoscere che proprio Wenger è il principale responsabile perchè, sebbene abbia grandi capacità di insegnamento e grande cultura sportiva, ha perso il polso di una squadra che, parafrasando una vecchia battuta sul governo italiano, sembra un autobus lanciato in discesa con uno dei fratelli Marx alla guida.Ormai, piuttosto che ammettere di avere sbagliato, preferisce sbagliare altre cento volte.Sembra quel personaggio di Woody Allen, Needleman*, che una sera, sporgendosi dal palco della Scala, cadde nel buco dell'orchestra. Troppo orgoglioso per ammettere che era stata una disgrazia, ogni sera per un mese replicò la caduta. Gli venne una leggera commozione cerebrale. Il problema è che Wenger è un mito intoccabile, quelli che cominciano a criticarlo con seri argomenti vengono fucilati sulla pubblica piazza come traditori, come se non parlassero per amore dell’Arsenal. La maggior parte dei tifosi continua così ad avere fiducia nonostante la squadra non vinca da quattro anni (non considero molto la FA Cup del 2005) pur avendo (principalmente per merito di Wenger, questo va detto) un organico all’altezza delle migliori.Anche chi ha ancora fiducia, però, ha anche timore che ancora per un pò dovrà assistere ad un film già visto, ad una squadra che fa girare bene la palla, soddisfa il palato degli esteti, ma crolla poi nel finale, perchè Almunia prende un gol da pollo, Van Persie viene espulso per un calcetto isterico ad un avversario, Gallas va in attacco in cerca di gloria personale lasciando scoperta la sua posizione, Song fa finta di non sentire Tourè che lo chiama indietro, etc. Insomma, si sa che si dovrà fare i conti con quell’anarchia che ormai, come il bel gioco, è diventata il marchio di fabbrica del professore di Strasburgo, sempre molto severo con gli avversari (disse che Taylor, autore del fallo criminale su Eduardo, avrebbe dovuto smettere di giocare) e troppo tenero con i suoi pupilli straviziati (ha considerato troppo “harsh” la sacrosanta espulsione di Van Persie per un intervento gratuito sul portiere contro lo Stoke: ma così l’olandese, iperprotetto, non imparerà mai a comportarsi e finirà per disperdere il suo talento, davvero mostruoso). Credo che si debba prendere atto che il nostro pur amato professore di Strasburgo sta invecchiando o comunque non ha più stimoli, e che c’è bisogno di un pò di fresh air per rivitalizzare l’ambiente e cominciare (si spera) un nuovo ciclo.Un pò come ha fatto il Barcellona, che ha cacciato le starlets viziate, si è affidata ai giovani (molti dei quali canterani), ad un allenatore anche lui giovane, innovativo e “comprometido” con il club come Pep Guardiola, e in pochi mesi ha costruito una squadra che sta stupendo il mondo, un nuovo Dream Team. Lo stesso può fare l’Arsenal apportando solo qualche ritocco ad una rosa già eccellente ed in grado di vincere, o comunque di giocarsela alla pari, anche in Europa.

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