venerdì 9 dicembre 2011

Henry, Adams e Chapman diventano statue

Grandi celebrazioni per i Gunners, che ricordano i loro idoli nell'ambito del 125esimo anniversario del club: il francese sarà una delle stelle con questo riconoscimento insieme a Tony Adams ed Herbert Chapman
La sua maglietta numero 14 con la scritta “Legend” sarà anche stata staccata dal muro del negozio ufficiale. Ma il ricordo di Thierry Henry è ancora ben presente nella mente dei tifosi dell’Arsenal che del francese si sono innamorati subito e che all’ex juventino sono ancora legatissimi. Anche per questo, l’attaccante è stato omaggiato in grande stile.
L’Arsenal, nell’ambito delle celebrazioni per il 125esimo anniversario, ha svelato tre statue che omaggiano i pilastri della storia dei Gunners. Henry non poteva mancare, schierato insieme a due eroi come lo storico capitano Tony Adams e il manager Herbert Chapman.
Henry è arrivato a Londra nell’estate del 1999, scaricato come un “pacco” dalla Juventus, che in sei mesi di gestione Ancelotti lo aveva schierato soprattutto come ala sinistra. Con Arsene Wenger, però, è stata tutta un’altra storia. Intorno a lui il manager ha costruito la squadra degli “invincibili”, facendo di Henry una macchina da gol capace di divenire il miglior bomber di sempre dell’Arsenal con 226 reti in 337 match, sino alla separazione nell’estate del 2007. Meglio anche del suo primo compagno di reparto Ian Wright (185 reti).
Non poteva mancare l’omaggio al “capitano” per antonomasia, il roccioso Tony Adams. Cresciuto nel vivaio del club situato nel Nord di Londra, entrato in prima squadra nel 1984 e capace di vivere tutto il “rinascimento” dei Gunners, da George Graham a Wenger. Partendo dal mitico campionato vinto nel 1989 (il primo dal 1971, quello che ispirerà “Febbre a 90”) e arrivando sino al “double” del 2002. Un totale di 674 partite e 49 gol in maglia Arsenal, tra mille alti e bassi personali come l’alcolismo dal quale si è liberato soltanto a fine carriera
La terza statua è invece tutta per Herbert Chapman, l’uomo che guidò i Gunners ai primi due titoli della loro storia, rispettivamente nel 1931 e nel 1933. Ma soprattutto il primo allenatore a sfruttare il cambiamento della regola del fuorigioco inventando il rivoluzionario “sistema”. Il pilastro vero e proprio dell’Arsenal, che morì nel 1934 a soli 55 anni per una polmonite presa mentre seguiva una partita della squadra riserve, dopo 403 panchine e 201 vittorie con i Gunners.

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