Viaggio nell'Academy dei talenti precoci. E ora due filiali in Italia. I giovanissimi vivono vicino allo stadio, ma fanno subito esperienza all'estero. Il budget è di 10 milioni
LONDRA - Un sobborgo a nord-est di Londra. Arrivarci non è uno scherzo. Dal centro, una metropolitana, un trenino e poi via con il taxi. Il viaggio parte da Hale End, vicino a Walthamstow, la struttura che ospita i ragazzini più piccoli dell'"Academy", l'accademia, dell'Arsenal. Che fa molto università, invece si pensa al pallone. È esattamente qui che nascono e crescono i campioni dei "Gunners". I ragazzini terribili che vengono buttati nella mischia da Arsene Wenger senza guardare troppo la carta d'identità. E nemmeno i soldi, visto che nel 2008 per il settore giovanile sono stati investiti 10 milioni di euro. Così mentre in Italia si discute di giovani che non crescono più, a Londra affinano l'arte di costruire campioni. Più che una fine qui c'è un inizio. L'inizio di un sogno di tanti ragazzini che a otto anni cominciano a giocare. Un sogno che per molti è diventato realtà, 45 sono cresciuti all'Academy e poi si sono ritrovati in Premier League: Fabregas è il più famoso di questi, passato prestissimo in prima squadra, dopo essere venuto via dall'altrettanto celebre cantera del Barcellona. Ad Hale End, dall'estate del 2001, si allenano su sei campi bambini dagli 8 ai 16 anni. Sotto lo sguardo vigile di Liam Brady, il direttore del settore giovanile del club. Ma chi li segue sui campi giorno dopo giorno è Roy Massey: "Cosa cerco in un giocatore così giovane? Se sto guardando un ragazzo di sei o sette anni osservo se può funzionare.
Quindi cerco di intravedere se ha una personalità per questo sport. Poi si guarda come si comporta quando ha la palla".Regola ferrea: i bambini dagli 8 ai 12 anni non devono vivere a più di un'ora di distanza dall'Emirates Stadium, mentre dai 12 ai 16 a un'ora e mezzo. Questo per aver continui rapporti con le scuole dove i ragazzi studiano. Ad Hale End si allenano 8 categorie (dagli Under 9 agli Under 16) e in ognuna giocano circa 16 calciatori (dagli 8 anni ai 10 sono molti di più), con due allenatori per ogni squadra e due allenamenti la settimana. Le partite si disputano la domenica. E i ragazzi sono spesso all'estero, ai tornei internazionali, per confrontarsi subito con il calcio e lo stile di vita di altri Paesi.Fino agli undici anni le partite si giocano nove contro nove, dai dodici si passa al classico undici contro undici. Ogni allenatore segue una squadra per un paio di anni, per dare continuità e stabilità ai ragazzi. Ma poi arriva il momento di confrontarsi con le differenti esperienze di un altro tecnico. Così, da Hale End si passa a London Colney, solo qualche miglio più in là. È qui che si allenano la squadra delle riserve, la prima squadra, ma anche la Under 18 in modo che i ragazzi abbiano un contatto più diretto con i "grandi". A volte partecipano agli stessi allenamenti, così quando vengono chiamati in prima squadra sono già conosciuti dai giocatori di Wenger. Proprio l'integrazione è un aspetto molto importante. Fin dagli otto anni, i bambini hanno i biglietti per andare a vedere l'Arsenal in modo da potersi esaltare e voler giocare come i propri idoli.Cedric Evina, della squadra riserve, è arrivato ad Hale End quando aveva nove anni, insieme all'ultima grande promessa, Jack Wilshere, appena convocato da Capello: "La prima volta che vai a Hale End ti danno la tuta e la divisa e tu sei così eccitato che vorresti dormirci. Andavo ad allenarmi due volte la settimana dopo la scuola. A 13 e 14 prendevo l'autobus e andavo tre volte". Dall'"Academy" è passato pure il portiere Vito Mannone, arrivato a Londra nel 2005: "Qui a 17 anni sei già pronto per il grande salto, se vali ti buttano nella mischia e lo devi dimostrare subito. A differenza che da noi, è tutto molto più anticipato".Il settore giovanile dell'Arsenal si avvale poi del "Play the Arsenal way", un programma lanciato in tutto il mondo tra marketing e osservazione di eventuali talenti. Da poco è arrivato anche in Italia, con due filiali a Torino e a Villaguardia, vicino a Como e a due passi da Appiano Gentile. Chi sarà più bravo a riconoscere un campioncino?
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