Il Manchester United della nuova era Mourinho ha appena annunciato il colpo più costoso della storia, quel Paul Pogba che si aggiunge a Mkhitaryan, Bailly ma soprattutto a Ibrahimovic. Al City, Pep Guardiola può cominciare la sua nuova epopea con una carovana di rinforzi: da Nolito e Sané a Gündogan, Gabriel Jesus, il talentino Zinchenko e Stones, difensore più pagato di sempre. Il Chelsea riparte dallo Special One italiano, Antonio Conte, e dai primi due acquisti Kanté e Batshuayi, mentre il Liverpool di Klopp ha speso quasi 70 milioni per Mané e Wijnaldum. Insomma, la caccia all'erede del Leicester - Foxes di Ranieri permettendo - è cominciata a suon di affari milionari e sbarco in Premier League di super manager mondiali. Ok, ma l'Arsenal in tutto questo? Benvenuti alla classica domanda da un milione di dollari. O di sterline, in questo caso.
Ecco, con un tale budget a disposizione forse i tifosi dei Gunners farebbero indigestione di nuovi campioni. Eppure, i circa 45 milioni di euro versati nelle casse del Borussia Mönchengladbach per Granit Xhaka sembravano rappresentare l'alba di un mercato estivo folgorante. Della serie: se vengono spesi tutti questi soldi per un centrocampista di assoluto livello, ma non propriamente un top player mondiale, chissà cos'altro bolle nella pentola della dirigenza e di Arsene Wenger. Quando il nazionale svizzero è diventato un giocatore dell'Arsenal, eravamo a fine maggio. Da quel momento, a London Colney (centro di allenamento del club) si sono visti solamente altri due volti nuovi: Rob Holding, difensore centrale classe '93 prelevato dal Bolton (retrocesso in League One) per 3 milioni, e l'attaccante del '94 Takuma Asano, pescato per 4 milioni dai giapponesi del Sanfrecce Hiroshima. Se Xhaka doveva essere l'alba, il mezzogiorno di fuoco del mercato dei Gunners non è ancora scoccato.
In arrivo per la modica cifra di 30 milioni c'è Shkodran Mustafi, centrale della Germania e del Valencia individuato come sostituto ideale del connazionale Mertesacker (out fino al 2017 dopo l'infortunio al ginocchio). A centrocampo rimane in piedi la pista Mahrez, ma senza affondo decisivo all'orizzonte, mentre la suggestione James Rodriguez appare complicatissima già sul nascere. Quello che però tutti a Islington si aspettano è il boom in attacco: bene Giroud, con i suoi 24 gol realizzati nella scorsa stagione, ma per ambire alla Premier League serve un salto di qualità. Higuain? La Juventus ha bruciato tutti. Allora Icardi? Sì, ma il Napoli è nettamente avanti e comunque l'Inter parte con tutte le intenzioni di non cedere il proprio capitano. Almeno Lacazette? Teoricamente, ma il Lione ha già rifiutato la prima offerta di 40 milioni. Puntare pesi massimi come Lewandowski o Griezmann, come caldeggiato dal Sun, rischia di non aiutare in chiave di colpi fattibili.
"Siamo disposti a spendere grosse cifre per giocatori che riteniamo adatti", ha sentenziato qualche settimana fa Wenger. Il problema è che i "giocatori ritenuti adatti" o sono incedibili o costano troppo oppure volano verso altri lidi. Insomma, la filosofia attuale dell'Arsenal sembra molto chiara: vorrei ma non compro. Ecco allora che lo scetticismo continua a regnare dilagante, tanto che il Telegraph si è "divertito" a immaginare la prossima stagione dei Gunners: mercato che si chiude in maniera deludente ma seguito da una partenza a razzo in campionato; poi i primi inciampi in autunno e una serie di infortuni in inverno, seguiti a ruota dall'eliminazione prematura in Champions League; rilancio tra aprile e maggio e piazzamento dignitoso in Premier, che lascia ben sperare per l'annata successiva. Come in una sorta di ciclo perpetuo che si ripete intatto instancabile, destinato ad allungare il digiuno di 12 anni dall'ultimo campionato vinto.
Nelle ultime cinque stagioni, i biancorossi del Nord di Londra hanno collezionato due terzi posti e due quarti posti, mentre la seconda piazza dello scorso anno è suonata più come un'occasione mancata (a gennaio l'Arsenal era avanti al Leicester) che come un traguardo onorevole. In quello che potrebbe essere l'ultimo capitolo dell'era Wenger (il contratto del manager francese scadrà a fine giugno), migliorare quel piazzamento appare però molto complicato.Le soluzioni di Wenger, tra punti fermi e giovani rampanti
La vittoria per 3-2 nell'ultima amichevole contro il Manchester City offre comunque diversi segnali incoraggianti al tecnico transalpino. Il quale, al contrario dei colleghi impegnati nel plasmare a propria immagine e somiglianza le proprie squadre, prosegue nel solco del tradizionale 4-2-3-1. Con l'innesto Xhaka in cabina di regia, Wenger studia quale partner affiancare allo svizzero. Dopo una stagione da cancellare (a causa del grave infortunio al perone), Jack Wilshere è pronto a tornare a recitare un ruolo da protagonista, ma dovrà vedersela con la concorrenza di Mohamed Elneny: l'egiziano, arrivato lo scorso gennaio dal Basilea, ci ha preso gusto a giocare da titolare. Occhio anche al rientro nei ranghi di Santi Cazorla: in fatto di esperienza, lo spagnolo non ha rivali.
In difesa - davanti al punto fermo Petr Cech - Laurent Koscielny potrebbe essere affiancato dall'obiettivo Mustafi o dai giovani rampanti Holding e Calum Chambers (il brasiliano Gabriel Paulista, infortunato alla caviglia, rimarrà fermo per circa due mesi). A destra Hector Bellerin viaggia verso la consacrazione definitiva, mentre la fascia sinistra rimane proprietà di Nacho Monreal. Sulla trequarti Theo Walcott proverà a rilanciarsi dopo una stagione che gli ha precluso la convocazione agli Europei, ma le quotazioni di Alex Oxlade-Chamberlain sono sempre più in ascesa. Per quest'ultimo può trovare spazio anche sull'out mancino, nel caso in cui Wenger preferisse Alexis Sanchez come falso nueve invece dell'ariete Giroud.
Inutile sottolineare come, indipendentemente da chi sarà il centravanti, i suggerimenti dovranno arrivare da due giocatori in particolare. Il primo è Mesut Özil, il più illuminante e discontinuo dei trequartisti. In Germania giurano sul suo desiderio di tornare al Real Madrid, anche in un ruolo da comprimario. Difficile però che Wenger rinunci a cuor leggero ai 20 assist sfornati dal tedesco la scorsa stagione. E poi c'è Aaron Ramsey.
Sempre più Ramsey
Centrocampista completo per antonomasia, il gallese è stato senza dubbio uno dei maggiori protagonisti di Euro 2016. Insieme a Gareth Bale, il funambolo classe 1990 ha guidato la matricola britannica fino al sorprendente traguardo delle semifinali: proprio la sua assenza, nel match contro il Portogallo, è stata un freno a mano tirato verso i sogni di gloria dei Dragoni. Nel torneo francese Ramsey ha collezionato qualcosa come 4 assist oltre alla rete contro la Russia: un rendimento quasi più appariscente della bizzarra chioma biondo platino sfoggiata per l'occasione. Da cinque anni è titolare inamovibile nello scacchiere di Wenger, anche per lui sarebbe arrivato il momento di capitalizzare a livello di trofei.
Chi invece sogna la prima, grande stagione da star è Alex Iwobi. L'ala sinistra nata nel 1996 è già riuscito a impressionare l'Emirates Stadium nel corso della scorsa stagione. Svezzato e cresciuto dall'Arsenal, ha scalato tutte le categorie giovanili del club fino ad arrivare al debutto in prima squadra il 27 ottobre 2015, nel match di Capital One Cup contro lo Sheffield Wednesday. Quattro giorni dopo ecco l'esordio in Premier League, bagnato stavolta dal successo in casa dello Swansea. Per la prima da titolare bisogna attendere lo scorso 19 marzo: contro l'Everton arriva anche la prima rete con la maglia dei Gunners, subito bissata dal gol della settimana successiva contro il Watford. Iwobi ha chiuso la stagione con 20 presenze totali, di cui due in Champions League.
Nelle amichevoli pre-campionato ha già realizzato due reti, tra cui ilmomentaneo 1-1 contro il City. Quest'anno insomma i vari Oxlade-Chamberlain e soprattutto Theo Walcott dovranno vedersi le spalle dalla freschezza e dalla grande duttilità tattica del giovane nigeriano. Una sorta di predestinato, dato che è il nipote di un certo Jay-Jay Okocha. E dello zio, Iwobi difende i colori della Nazionale delle Super Eagles, con cui ha debuttato lo scorso ottobre dopo aver giocato per le selezioni minori inglesi. Chissà che il neo ct dei Three Lions Sam Allardyce non si ritrovi a mangiarsi le mani per uno dei talenti più promettenti dell'inesauribile vivaio dell'Arsenal.
da http://www.foxsports.it/