mercoledì 6 dicembre 2017

#WENGEROUT: come una protesta è diventato un fenomeno di costume


Era nato come civile, ma ferma, forma di protesta da parte dei tifosi dell’Arsenal, stanchi di stagioni anonime e convinti che l’allontanamento del proprio allenatore avrebbe fatto il bene dei Gunners. E infatti l’hashtag #WengerOut si è pian piano diffuso tra i supporter della squadra londinese e, ciclicamente, viene riproposto ogni qual volta Sanchez e compagni perdono una partita. Anzi, diciamo che succede spesso anche se l’Arsenal raccoglie i tre punti. Si è dunque creato un movimento di opinione che chiede le dimissioni o l’esonero di Arsene Wenger. Che è il tecnico più vincente della storia dei Gunners, ma che sulla panchina dell’Emirates pare davvero aver fatto il suo tempo. Ma, come succede spesso in questo pazzo mondo del calcio, ormai legato a doppio filo ai social network e a ogni forma di comunicazione, la cosa è sfuggita un po’ di mano. Al punto che i cartelli con su scritto #WengerOut si sono moltiplicati a vista d’occhio. E non solo durante le partite dell’Arsenal o comunque nelle immediate vicinanze dell’Emirates. L’hashtag si è trasformato in un meme. In un fenomeno culturale, ammesso che possa passare come tale. E quindi ci sono improbabili richieste di allontanamento di Arsene durante partite di altre squadre, raduni politici e addirittura durante le manifestazioni durante il recente colpo di stato in Zimbabwe. Gli unici a supportare il tecnico dell’Arsenal, oltre a qualche tifoso dei Gunners che non si rassegna alla fine dell’era Wenger, sono chiaramente i cugini del Tottenham, che da quando è nata la protesta hanno puntualmente risposto con il loro #WengerIn sia a White Hart Lane che in trasferta. Ma per il resto, #WengerOut si è diffuso come un virus. È apparso un cartello a febbraio durante le proteste per la visita di Trump a Londra, ce n’era uno in bella evidenza durante Wrestlemania 33 e, probabilmente l’apparizione più strana, viene inquadrato uno striscione con l’hashtag durante lo spot di una nota bevanda. Ma sono solo alcuni degli esempi. Volendo ci sarebbe il campionato finlandese di hockey, un corteo studentesco a Belgrado o un concerto dei Coldplay a Singapore. E Arsene, come la vive? Continua il suo lavoro, conscio della difficoltà di gestire una squadra ed una tifoseria ormai giunte ad un punto di non ritorno. Il manager dell’Arsenal sta tentando di trattenere Sanchez e Ozil a Londra, ma entrambi hanno il contratto in scadenza a giugno 2018 e non sono intenzionati a rimanere all’Emirates. Nonostante ciò, grazie a Wenger, i Gunners hanno comunque una buona base, che gli permetterebbe di sopperire, seppur con difficoltà agli addii delle due stelle conclamate. Del resto rimarrebbero calciatori del calibro di Lacazette, Bellerin, Mustafi e Xhaka. In teoria, ci sarebbe tutta la possibilità per far ripartire un ciclo e ben poco da cambiare. Forse, solo l’allenatore… da http://ilposticipo.it

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